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Donne che contano, l’esperienza del Senegal
di Anna Jannello
«Quando, come donne, si ha accesso alla proprietà della terra, ci si sente libere, autonome, rispettate, in grado di parlare alla pari con gli uomini e di spezzare le consuetudini che ci hanno impedito di possederla». È la convinta affermazione di Tinde Ndoye, presidente della Rete delle donne rurali di Thiès, che rappresenta 3 mila lavoratrici impegnate nel settore agricolo. Nel suo paese, il Senegal, la maggioranza dei 13 milioni di abitanti vive in zone rurali, dove il lavoro agricolo è svolto principalmente dalle donne: l’82 % di loro è impegnato nei campi e assicura oltre l’80 % della produzione alimentare.
Tuttavia hanno un accesso ancora limitato alla terra: gli uomini capofamiglia possiedono il 61 % delle proprietà agricole contro il 31 % detenuto da donne che svolgono lo stesso ruolo. Tinde fa parte della delegazione di venticinque donne senegalesi, tutte responsabili di cooperative e associazioni, che hanno portato la loro testimonianza nel seminario sulle sfide della nuova Agenda per lo sviluppo, organizzato dalla Cooperazione italiana alla cascina Triulza (padiglione della società civile all’interno di Expo 2015).
Altre rappresentanti di realtà locali, nei loro coloratissimi bou bou, hanno preso la parola. Maïmouna Ndao, presidente di Mutuelle Teranga a Kaolack, ha sottolineato l’importanza delle piccole imprese e dei commerci gestiti dalle donne: il network Aprofes, di cui fa parte la sua associazione, ha formato 30 mila donne e dato vita a 500 iniziative commerciali. «Per poter dire no a chi ci vuole sottomesse bisogna essere autonome economicamente. Lavoriamo anche venti ore al giorno, senza un minuto per noi stesse», ha detto ricordando che le istituzioni preferiscono «parlare delle donne piuttosto che con le donne e capire le loro esigenze».
Seynabou Cissé, presidente della Piattaforma per la promozione della pace in Casamance, ha raccontato della difficoltà di lavorare i campi nell’ex granaio del paese a causa del conflitto irrisolto da 32 anni: le donne si sono mobilitate per fare sminare i sentieri che conducono ai loro appezzamenti e si sono riunite per partecipare al processo di pace. Aïssatou Dème ha convinto 80 donne di Guinguinéo, 250 chilometri a sud di Dakar, a lavorare delle terre ritenute poco fertili e, dopo l’installazione di una pompa a energia solare per estrarre l’acqua, adesso sono proprietarie dei loro campi. «Al mattino faccio formazione alle donne, il pomeriggio lavoro la terra, la sera sono sposa e madre. Siamo noi donne che costruiamo il mondo!» ha affermato con fierezza.
Valorizzare il ruolo delle donne come protagoniste dello sviluppo, lottare contro le discriminazioni di genere sono fra gli obiettivi di diversi programmi che dal 2008 la Cooperazione italiana promuove nelle regioni di Dakar, Kaolak, Thiès, Kolda, Sedhiou per rafforzare le capacità imprenditoriali femminili. Argomenti che saranno ripresi nella “Carta delle donne” che Women for Expo intende lanciare durante l’esposizione universale milanese come documento condiviso dalla galassia di associazioni femminili impegnate sui temi del nutrimento e della sostenibilità.
La discriminazione di genere può essere contrastata anche con l’ironia: è il messaggio del docufilm Goor Ndongue (proiettato durante il seminario) che mette in scena una quotidianità capovolta. Le donne lavorano in città e trovano tutto pronto al ritorno, gli uomini si occupano dei bambini e delle faccende domestiche, vanno al mercato, lottano per conquistarsi le attenzioni del marito poligamo e una briciola di libertà scontrandosi contro la tradizione che le vuole obbedienti e sottomesse…
Fonte: nigrizia.it
Mercoledì 24 Giugno 2015
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