Ho passato la serata ad ascoltare canzoni, ho guardato una serie di video di vecchi concerti, di cantautori che mi sono rimasti nel cuore, forse perché legati a tempi felici della mia vita, quando stavo bene e i concerti li seguivo dal vivo.
Mi manca quell’atmosfera, il pubblico che canta insieme al protagonista, che balla sotto al palcoscenico, le luci che disegnano magicamente il percorso dello spettacolo, il dietro le quinte a fine concerto, dove ho avuto la possibilità di conoscere numerosi artisti.
Tra tutti ho sempre preferito i cantautori, perché le parole per me hanno un grande significato e, quindi, ho sempre seguito di più la musica italiana perché il testo mi arrivava direttamente, senza dover pensare ad una traduzione che per quanto mi riguarda non è così simultanea! Anche se posso affermare che il più bel concerto che io abbia mai visto è stato quello di Rod Stewart in Arena a Verona parecchi anni fa, perfetto in ogni suo aspetto, non ultimo quello tecnico.
Magari è solo il fatto che gran parte della mia generazione, e non aspettatevi che vi dica la mia età, ha amato di più i cantautori, perché legati ad un contesto sociale, perché parlavano di argomenti e problematiche che rispecchiavano il momento che si viveva. Perché allora tutto era in fermento, perché avevamo l’idea di poter cambiare il mondo; non ci siamo riusciti, ma abbiamo vissuto intensamente.
L’amore per il mondo dello spettacolo non mi ha mai abbandonato, la passione per il palcoscenico è sempre viva dentro di me, la musica, la danza, il teatro sono stati miei compagni di vita, ora come spettatore, ora come protagonista, normale che io ne abbia un po’ nostalgia, no?
Ma è una nostalgia dolce, priva di rimpianti o malinconia, sono felice dei ricordi, perché mi sento ricca nel poterli avere; la ricchezza sta nell’aver vissuto e goduto di cose belle, non nell’aver posseduto cose materiali. Che me ne farei adesso?
Questa sensazione di felicità vale più di ogni altra cosa. Chi può affermare di aver avuto cinque minuti almeno di felicità vera nella passata serata?
Perciò, sostenuta da questa spinta che, in un eccesso di lievitazione corporea, mi eleva al cielo, per la buonanotte, ho scelto Elisa; questa versione di “Hallelujah” mi piace molto e trovo che sia davvero intensa. Un bell’omaggio a Leonard Cohen … giusto per vanificare tutto quello che ho detto fin qui sulla mia preferenza per i cantautori italiani! Sto scherzando, ovviamente, non vanifico nulla, ho amato molto Cohen … anche se canadese! 😀 😀 😀
Buona notte, amici miei cari, io ho qualche “doloretto” che mi impedisce di dormire, ma voi fate un sonno dolce e sereno, popolato da sogni fantastici, che possiate ricordare con piacere al risveglio. Io aspetto l’omino del sonno, so che arriverà a spargere la sua polverina magica anche qui prima o poi! Un abbraccio a tutti. ❤ ❤ ❤
E’ morto l’attore e regista Franco Mescolini, recitò con Benigni e altri grandi
Attore, regista e drammaturgo dalla lunga carriera sia in radio, in tivù cinema e teatro, senza dimenticare le strade e le piazze che lui ha sempre amato molto
Elisabetta Boninsegna Cesenatoday
12 aprile 2017
Questa mattina, mercoledì, all’ospedale Bufalini, è morto Franco Mescolini a seguito di una complicanza intervenuta dopo un’operazione chirurgica. Avrebbe compiuto 73 anni il 26 luglio prossimo. Attore, regista e drammaturgo dalla lunga carriera sia in radio, in tivù cinema e teatro, senza dimenticare le strade e le piazze che lui ha sempre amato molto. Franco Mescolini ha segnato molte generazioni di cesenati, indicando come si insegna ai figli non solo a stare su un palco ma anche a vivere, a ridere e a vedere l’aspetto magico della vita.
A Cesena aveva messo in piedi la compagnia “La Bottega del teatro” con cui ha portato in giro moltissimi spettacoli indimenticabili, primi tra tutti Shakespeare e Dante in dialetto. Ma Franco Mescolini è stato attore di cinema, prima di tutto. Un po’ di anni fa di lui Tullio Kezich scrisse: “Franco Mescolini, il vitellone giocatore di carte di Sabato Italiano. Se ce lo vedono a Hollywood ce lo portano via subito”. Ha lavorato con registi come Gigi Proietti, Maurizio Scaparro, Ugo Gregoretti, Mario Monicelli. Da giovane ha frequentato il Dams a Bologna sebbene il padre non volesse. Mentre studiava un professore lo chiamò in un gruppo teatrale e da lì è iniziata la sua carriera. Lo notarono e gli chiesero di fare un provino con dei funzionari Rai a Torino per recitare negli sceneggiati tivù. Ha vissuto per trent’anni a Roma, lavorando nel settore della tivù e della radio, non dimenticando mai la sua Cesena.
Poi c’è stato l’incontro con Roberto Benigni col quale si è trovato subito bene. Nel suo film “Il Mostro” era proprio Franco Mescolini il mostro. E anche ne “La vita è bella” aveva una particina, sebbene il suo compito più importante fosse dietro le scene, ovvero restare con il bambino quando non girava il film. L’ultimo film è stato girato qualche anno fa, “Tempo instabile con probabili schiarite” con Lillo e Greg. L’anno scorso era stato anche pubblicato un libro su di lui, edito da “Il Ponte Vecchio” scritto da Daniela Placido dal titolo “Franco Mescolini. Uomo, maestro, giullare”.
I MESSAGGI DI CORDOGLIO – Moltissimi i messaggi di cordoglio e amicizia vera e profonda apparsi da mercoledì mattina sulla sua pagina facebook. Tra questi anche quello di Barbara Abbondanza, attrice televisiva che ha iniziato a recitare con lui. “Tu mi hai insegnato a parlare con la luna, tu mi ci hai portato con sapiente maestrìa e da lassù abbiamo guardato il mondo certe notti d’estate. Con te ho iniziato il mio vero grande viaggio della vita sui sentieri dei sogni … se sono quella che sono oggi lo devo anche a te. Tu parti, ma per me sarai sempre il mio faro nella notte, la stella che guida ogni mia rotta su sentieri che abbiano un cuore. Buon viaggio mio amato Franco Mescolini … e quando sarai arrivato mangiati un bel bignè! Ci mancherai tanto…”
“Franco – ricordano il sindaco Paolo Lucchi e l’assessore alla Cultura, Cristian Castorri – ha occupato un posto speciale nella storia recente del Bonci e in generale del teatro a Cesena. E ci piace ricordare soprattutto il suo impegno di straordinario animatore culturale – portato avanti anche in Consiglio comunale, di cui ha fatto parte fra il 1979 e il 1980, subentrando ad Alberto Sughi – e il ruolo di generoso maestro, che ha svolto fin dai lontani anni Settanta, attraverso i corsi, le scuole, le attività promosse in città, nei quartieri, nella sede della sua Bottega, rivolgendosi sia ai professionisti, o ai futuri professionisti, sia agli appassionati, a tutti coloro che amando il teatro hanno desiderato imparare ad usarne gli strumenti”.
“Ma Franco è stato anche un grande motivatore: le sue appassionate “arringhe” a favore del teatro di sempre, della sua funzione culturale e didattica, sono indimenticabili – proseguono Lucchi e Castorri -. Senza dimenticare la sua opera di autore e interprete che lo ha portato a partecipare, nel teatro e nel cinema, a produzioni di grande importanza, ma soprattutto a essere egli stesso produttore di numerosi spettacoli, giocati su registri diversi e rivolti a diversi tipi di pubblico. Preziosa la collaborazione con il Bonci, portata avanti fin dai tempi del suo debutto e, in particolare, l’instancabile lavoro svolto dagli anni Ottanta ad oggi per far crescere la Stagione di Teatro ragazzi e garantirle quella ricchezza di contenuti e di idee che la rendono apprezzata e seguita. Con Mescolini se ne va un protagonista della cultura cesenate, e oggi siamo tutti un po’ più poveri”.
Buon viaggio, mio amato Maestro, un pezzo del mio cuore oggi viene con te, in quell’altrove teatrale del quale nei tuoi spettacoli parlavi sempre. Ho imparato tanto alla tua “scuola”, soprattutto a scavare nella mia anima e tirar fuori quello che di più nascosto vi si celava, trasformandolo in emozioni da trasmettere attraverso altre vite che solo in scena si possono vivere. Il teatro è magico, Maestro, tu mi hai insegnato ad usarlo, a farne mie le tecniche, ma tu mi hai insegnato soprattutto la magia della vita, mi hai insegnato ad apprezzarla, a vederne gli aspetti positivi anche quando tutto per me era nero, mi hai trasmesso l’allegria, la fiducia e il coraggio, in un momento particolare della mia vita, di affrontare la mia disperazione e trasformarla … in vita! Hai segnato un pezzo importante di questa mia vita, arricchendola di esperienze indimenticabili. Oggi tu hai iniziato questo viaggio, io lo sento come una grande perdita, ma allo stesso tempo i ricordi che riaffiorano in me intensamente mi fanno anche sentire più ricca, perché ho la fortuna di averli, di aver condiviso con te anche solo un piccolo pezzo della mia strada. Buon viaggio, Franco, so che al tuo arrivo, ad attenderti, ci sarà una platea stracolma e che l’applauso risuonerà inarrestabile fin nei più piccoli meandri di quel grande teatro pronto ad accoglierti. Il mio grande affetto e rispetto per te, chapeau Maestro!
Odore di caffè latte
Seguito dal ragù che brontolava sul fuoco
Il cucchiaino affogato nell’oro dello zabajone
Mi veniva a chiamare
Coraggio alzati che è domenica
I calzettoni bianchi in fondo al letto
Il vestito della festa
I capelli puliti e pettinati
La messa alle undici e chi era fortunato
Anche il pacchettino di paste con il fiocco
E correre incontro alla libertà
Dove ti nascondi oggi?
Distratta da altri profumi
Ricette strane che non hanno sapore
E lei che fugge sempre ad inseguire il dovere
e non ho più le gambe Di allora
basterebbe il tempo o solo il coraggio
Intrappolata in labirinti
In strettoie che tolgono il fiato
Persa dentro specchi che diventano pozzi
Senza via d’uscita
Quella che rincorro dentro una divisa
Che di domenica mi va sempre troppo stretta
Quando mi alzo e non sento più i sapori
Non sento più i profumi non vedo più i colori
Non suonano più le campane come allora
che voce
che intensità quel richiamo
Che gusto aveva
quella carezza un po’ bambina
Di una domenica mattina *** *** Ogni giorno che passa più grande è la tua assenza e più forte il dolore. Buona domenica, amica mia, ovunque tu sia adesso. ***
Una sera a cena … una pizza prima dello spettacolo … un tavolo a quattro … Olga Durano, Syusy Blady, Iskra Menarini ed io … chiacchiere divertenti fra donne, e poi … palcoscenico!
Spettacolo entusiasmante, fantastici pezzi comici, scene esilaranti tra il pubblico, serata “movimentata” e magica … Musica, blues favoloso, e soprattutto … la grande voce di Iskra …
***
***
“Quasi amore”
di L. Dalla – M. Alemanno – R. Costa
Ed. Pressing Line – Bologna
Sei mai stato in cima a un monte a vedere il cielo? Quando hai bisogno di un po’ di libertà Lo sai, qui in basso è un caldo, un caldo dell’inferno E che mediocrità… La mia vita Con ogni sua ferita Per ogni istante di quasi amore Rimane un po’ di dolore E chissà… Dov’è l’amore vero, se c’è? Quello uguale al cielo dov’è che parto? Parto per cercarlo, per portarlo via con me Da te che sei anche tu come me Ognuno col suo sbaglio
Ma ti ho sempre dentro di me Ogni notte chiudo gli occhi per guardarmi dentro Poi li apro e vedo quello che ho intorno Ed aspetto solo che ritorni il giorno Per sapere che La mia vita E’ come un film déjà vu Ogni ferita, ogni male al cuore E’ pur sempre amore Perché… Dov’è l’amore vero se c’è? Quello uguale al cielo dov’è che parto? Parto per cercarlo, per portarlo via con me Solo per me che sono ormai così lontana da te Difendendo ogni mio sbaglio, così Io vivrò!
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Iskra Menarini nasce a San Felice sul Panàro il 5 maggio del 1946, dal padre Cesare di nazionalità francese ma figlio di un italiano e dalla madre Anna Polloni. Ha anche un fratello di nome Sergio, quattro anni più grande di lei. Qui trascorre la sua infanzia, studiando per diventare perito agrario.
Nel 1962, all’età di sedici anni si trasferisce con la famiglia nel comune di Sanremo, dove rimarrà per sei anni. Qui ha inizio il suo lungo percorso artistico grazie alla passione per il teatro, la danza e per la musica che la portano ad apprendere lezioni di chitarra classica, danza e recitazione.
Partecipa al Festival di Castrocaro 1963, non riuscendo a classificarsi per la fase finale; questa partecipazione però le consente di ottenere un contratto discografico con la MCR, casa discografica milanese, che la fa debuttare l’anno successivo con il suo primo 45 giri, Quello/Domani sera.
A ventidue anni si trasferisce da sola a Bologna per studiare canto lirico e qui conosce Andrea Mingardi, ma l’incontro che cambia sicuramente il suo modo di cantare e di ascoltare musica è l’incontro con i Tombstones, un gruppo bolognese che le fa scoprire la musica rock, con cui incide un 45 giri per la Cobra Record, Mi ripenserai/Capelli al vento, e con cui partecipa al I Festival di musica d’avanguardia e di nuove tendenze nel 1971.
Rimane in questo gruppo dieci anni, partecipando a vari festival. In questo contesto incontra e conosce Red Ronnie con il quale comincia un rapporto di amicizia, cantando in giro e debuttando al Piper Club di Roma.
Successivamente canta nell’opera rock Giulio Cesare scritta da Jimmy Villotti e si avvicina al jazz, più sperimentale, al soul e blues; nel 1978 partecipa all’incisione dell’album di debutto di Vasco Rossi, … Ma cosa vuoi che sia una canzone …, come corista.
L’incontro con Lucio Dalla l’ha portata a una lunga collaborazione come sua vocalist e per 24 anni lo affianca nelle tournée, nelle trasmissioni televisive e in diversi video musicali, come Ciao, Attenti al lupo, Lunedì e in Tosca – Amore disperato.
Contemporaneamente canta in tour e in televisione anche con Gianni Morandi ed è ospite di Paola Perego su Canale 5.
A 62 anni partecipa al Festival di Sanremo 2009, presentato da Paolo Bonolis, cantando Quasi amore, su testo di Lucio Dalla e Marco Alemanno e musica di Roberto Costa.
Partecipa anche come insegnante per un periodo nella trasmissione Amici di Maria De Filippi, lasciando però il ruolo dopo poco tempo per proseguire più liberamente la propria carriera musicale.
Sempre nel 2009 prende parte all’album di Lucio Dalla Angoli nel cielo.
Per beneficenza si esibisce in un raduno con diversi artisti per il restauro di sette chiese di Bologna e con I Jails per la raccolta fondi per L’Aquila.
Nel 2013 produce l’album Ossigeno: un viaggio nell’anima, presso gli studi SanLucaSound con Renato Droghetti, Manuel Auteri e Bruno Mariani. L’album è un percorso nella sua vita musicale con nuovi brani inediti da lei composti e qualche cover in ricordo di Lucio Dalla. Al disco hanno collaborato Renato Zero, Gianni Morandi, Gigi D’Alessio, Andrea Mingardi, Sabrina Ferilli, Lino Banfi, Stefano di Battista, Il piccolo Coro dell’Antoniano, Gergo Morales e Marialuce Monari.
È sposata con Alfredo Parmeggiani, un ex pugile. Dalla loro unione nasce Cristiano Parmeggiani.
In questa notte silenziosa di Ferragosto, in cui affiorano i ricordi di tante magiche estati della mia giovinezza, dei palcoscenici, della musica, degli spettacoli, degli artisti che per tanti anni mi hanno accompagnato, voglio salutare Lucio, che sta cantando tra le stelle del cielo, una stella luminosa sopra il mare.
Lucio per me, come per tanti, non è mai morto: è rimasto come un’ombra bassa che gira la sua Bologna, tra piazza Grande e Via Indipendenza, che naviga il suo mare che amava tanto.
A morire proprio non pensava, e chi lo fa del resto? Sembrava eterno, con quei suoi occhi da Elfo che sembravano guardarti dentro e sorridere di ciò che vedevano. Un uomo fiero, ironico, molto emiliano.
Era una giornata di sole, a Bologna, quella che accolse la notizia della morte del suo figlio più celebre: Lucio Dalla. Impensabile, inconcepibile per tutta l’Italia che amava l’uomo che aveva scritto pezzi immortali come “Caruso”, “L’anno che verrà” o ancora “4 marzo 1943”, prendere coscienza del fatto che non lo avrebbe più visto su un palcoscenico. Un artista che ha segnato in modo profondo e indelebile il nostro tempo! Un grande artista, la sua ironia e la sua genialità mancheranno sempre a tutti coloro che l’hanno conosciuto.
Lucio Dalla è stato una delle persone più libere fra quelle che hanno fatto canzoni nella nostra storia. Era libero di seguire tutti i doni che gli sono stati fatti. Prima di tutto quello di una musicalità che gli usciva da ogni poro. Bastava che posasse le mani su un pianoforte o soffiasse su un sax o un clarinetto e ne usciva subito Musica, con la emme maiuscola. Poi la sua voce che, naturalmente, era così piena di Musica che tante volte era costretto a inventare linguaggi e suoni perché la lingua italiana non gli bastava. E le parole, quando ha cominciato a scriverle, sono sempre state piene di malinconia, meraviglia, ironia, gioco, stupore. E tutto è sempre stato all’insegna di un’enorme, instancabile vitalità.
Caro Lucio, hai accompagnato tanti anni della mia vita, ti ammiravo per la tua genialità, per il tuo estro, per i tuoi eccessi e le tue pazzie, ma soprattutto per la tua arte che non conosceva recinti e riusciva a spiazzarmi e a stupirmi ad ogni nuova idea, ad ogni nuova canzone, che per me era poesia. Te ne sei andato come avresti voluto, tra un concerto appena finito ed un altro da incominciare e adesso che sei un angelo, come ci promettevi in una canzone, sono certa che stai volando libero e parli con Dio a modo tuo …
Eccomi qui, in un caldo pomeriggio d’estate, nel quale tornano i ricordi d’infanzia, il calore del sole, la dolcezza delle notti estive, il profumo dei fiori di campo, grandi distese di papaveri, il fresco sapore del gelato assaporato all’ombra degli alberi in giardino. La luce più forte, tanta luce, giornate lunghissime, ore libere per giocare, stare alzati fino a tardi perché la scuola era finita. Divertimento, relax, aria aperta, mare, il fresco della sabbia bagnata sulla pelle… Ovunque si trovi, l’estate porta felicità ad un bambino, come fosse il sinonimo della libertà, e questo era per me, perché il sentirmi libera è una cosa fondamentale nella mia vita. Libertà, cosa straordinaria!
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Alla festa del sole
M.A.Scavuzzo
Alla festa del sole
son mille gli invitati:
un mare di grano biondo
e i papaveri nei prati,
le onde azzurre azzurre,
le vele bianco neve.
e, tra le verdi fronde,
la brezza lieve lieve,
i castelli di sabbia
accanto agli ombrelloni,
risate di bambini,
voli di aquiloni.
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