Archivio per l'etichetta ‘Lavoro

Questo è il “Teatro” che amo di più …   2 comments

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Giovani artisti di Dar es Salaam durante le prove dello show “Avra Kadabra”

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L’Arte come lavoro

di Marina Mazzoni e Giorgio Berardi
Foto di Gabriele Fiolo

Il progetto di una ong italiana dà l’opportunità a giovani tanzaniani e kenyani, spesso con situazioni personali difficili, di trovare uno spazio nel mercato artistico dei loro paesi, in modo da trasformare il loro talento in una fonte di reddito.

Sanaa ni kazi. Kazi, in swahili, significa lavoro. Sanaa, arte. La sfida proposta a 300 giovani artisti di Nairobi (Kenya) e Dar es Salaam (Tanzania) del progetto Art against poverty è proprio di fare in modo che la loro arte possa diventare, presto, una fonte di reddito. Un lavoro, appunto.


Clara Mduma, operatrice del progetto con hussein, ballerino del gruppo Albino Revolution Troupe
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Si tratta di un progetto promosso da CEFA onlus, una organizzazione non governativa di Bologna, e finanziato dall’Unione europea. L’iniziativa punta a trovare per ogni artista (pescato tra le situazioni più difficili dei due paesi) uno spazio di mercato che lo possa soddisfare e con il quale si possa mantenere.


Nelius Sostenes, cantante dei Cocodo African Music Band
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L’avventura per questi 300, alcuni dei quali sono fotografati in questo dossier, inizia nel febbraio del 2014, quando le realtà coinvolte nel progetto (e sostenute anche da enti pubblici locali) indicono un “bando per artisti” – diffuso non solo tramite riviste, ma anche attraverso social media e canali diplomatici – che doveva selezionare 150 artisti in Kenya e 150 in Tanzania. Il bando era rivolto sia ad artisti individuali sia a gruppi – composti, però, almeno da 15 elementi – di età compresa tra i 18 e i 35 anni impegnati in 4 settori artistici: arti performative, musica, danza e arti visive.


Aloyce Funga Funga, ballerino di danza contemporanea
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Altra caratteristica della selezione è che ha dato la precedenza ai gruppi composti da artisti provenienti da situazioni di vulnerabilità (artisti disabili, ragazzi di strada…). Chi si è presentato è stato valutato in base al suo lavoro più recente, alla sua abilità tecnica e alla sua motivazione.


Maulid (Al centro) è il mediatore tra gli attori di “Break a leg” e il pubblico
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Partner di CEFA in questo progetto di capacity building è la Vijana Vipaji Foundation, una fondazione di arte contemporanea tanzaniana, nel quale è impegnata Clara Mduma: «Credo profondamente che la creatività abbia un ruolo fondamentale nello sviluppo sociale e culturale e debba essere supportata», racconta la giovane operatrice. «Penso, inoltre, che l’arte possa creare opportunità di lavoro e promuovere il nostro paese dandone una immagine molto positiva. Ogni giorno incontro gli artisti, do loro una mano nel presentare le candidature ai festival, agli eventi; molti di loro non parlano inglese e non sanno navigare in Internet». La collaborazione coinvolge anche la Cultural Video Foundation, di Nairobi, che ha realizzato 40 video partecipativi, dove gli artisti si sono filmati, hanno intervistato le persone chiave della loro vita artistica e gli operatori hanno evidenziato che cosa si aspettavano dal progetto.


Ironia ed energia: i Dar Creators ogni giovedì sera si esibiscono al MRC, un locale di Dar es Salaam
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Un progetto che parte da lontano

L’iniziativa di CEFA onlus parte da lontano. Perché già nel 1985 l’ong – nata 43 anni fa nell’ambito delle cooperative agricole di Bologna – supportò la cooperativa dei pittori “Tinga Tinga” di Dar es Salaam, aiutandoli a cambiare radicalmente il loro modo di dipingere. Poi, in Guatemala con il progetto “Diritto allo studio, promozione del ruolo della donna e dei giovani e miglioramento delle potenzialità produttive e di microcredito nel Dipartimento del Quiché”, 150 donne sono oggi in grado di conoscere e difendere i propri diritti grazie alla metodologia del “Teatro dell’oppresso”.


A Nairobi il progetto “Sanaa ni kazi” ha selezionato anche giovani stiliste che hanno beneficiato di corsi manageriali, di lezioni presso Craft Afrika (organizzazione che si occupa di promozione dell’artigianato nella capitale kenyana), e di un contributo finanziario per la loro partecipazione a diverse fiere e e mercati della moda e dell’artigianato. Le foto sono state scattate sui tetti di alcuni palazzi a Nairobi
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Mentre a Nairobi, con il progetto “Improving the Kenya Juvenile Justice System”, gli operatori della ong sono entrati nei 29 istituti minorili governativi del paese e attraverso il teatro partecipativo, i ragazzi diventano attori e i loro spettatori sono i poliziotti e i magistrati. Anche in questo caso, il teatro assume sia la funzione di denuncia diretta di un sistema inefficiente e abusante, sia una funzione terapeutica sui minori e, infine, sensibilizza i principali attori del sistema giudiziario kenyano.


Nairobi: progetto “Sanaa ni kazi”  …  giovani stiliste
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Clown dottori a Dar es Salaam

CEFA collabora da anni con il CCBRT Disability Hospital di Dar es Salaam (www.ccbrt.or.tz) e con l’associazione Tumaini la maisha  (www.tumainilamaisha.org) che lavora nel reparto di oncologia pediatrica del Muhimbili National Hospital.

Una ventina di giovani artisti (attori, acrobati, ballerini …) hanno seguito l’anno scorso dei corsi di formazione in clownterapia, tenuti dall’associazione “Dottor Clown Italia” di Vicenza. In poco tempo è così nato il gruppo “Dottor Clown Tanzania”: 20 clown che da qualche mese animano, colorano e aiutano i bambini, i familiari e il personale di due ospedali di Dar es Salaam, i reparti di pediatria oncologica e neurochirurgia del Muhimbili Univeristy Hospital e l’ortopedia pediatrica e i fisioterapisti delle support units del CCBRT Disability Hospital.


I Clown dottori del Tumaini la maisha che lavora nel reparto di oncologia pediatrica del Muhimbili National Hospital di Dar es Salaam
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Janet, la direttrice di Tumaini la maisha, l’associazione che gestisce un ostello per i bambini malati di cancro e i loro familiari ha sottolineato: «Almeno un giorno nella vita un bambino ha diritto di sorridere, di essere contento, e spesso la speranza di vita dei bambini che incontriamo è molto breve». Brenda Msangi è la direttrice del CCBRT Disability Hospital di Dar es Salaam. «I clown mi hanno conquistato. I nostri pazienti sono prevalentemente bambini e trascorrono molti giorni, talvolta alcuni mesi, in ospedale. Il mio staff è contento, perché si accorge che i bambini dimenticano per qualche ora di essere malati e le mamme di essere in ospedale. La nostra struttura ha deciso di assumere due volte la settimana questa clown. E a volte penso che pure a me sarebbe utile iniziare la giornata con uno di loro in ufficio».

Fonte: nigrizia.it
Giovedì 02 Luglio 2015

    

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IL PREZZO DI UNA VITA   14 comments

Questo non è lavoro, il lavoro è ormai solo merce di scambio. Non è giustizia, è trattare un uomo come uno schiavo. E accade, ogni giorno di più, nell’indifferenza più totale. Non dovremmo nemmeno riuscire ad addentarli quei pomodori … perché Mohamed è un uomo, anche se nessuno lo ricorda più … e la mia non è più tristezza, ma disgusto … rabbia … rabbia giusta …

Ora in Emilia spuntano i “furbetti” del Jobs Act   Leave a comment

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La denuncia della Cgil: in due aziende licenziamenti fittizi e riassunzioni dopo sei mesi di contratti a termine per ottenere gli sgravi promessi dal governo

La Cgil, che ha segnalato i primi casi, li chiama “i furbetti del Jobs act”. Aziende che propongono ai propri dipendenti, anche a tempo indeterminato, di licenziarsi per essere assunti a tempo determinato per un po’ di settimane da un’altra azienda che lavora negli stessi cantieri, e tornare poi al tempo indeterminato d’origine, reso però a questo punto più interessante dagli sgravi fiscali assicurati dal Governo con la Legge di Stabilità, che valgono 8mila euro all’anno per tre anni.

“Vere distorsioni che a nostro avviso dovrebbero essere considerate come vere e proprie truffe ai danni dell’erario”, denuncia la Cgil dell’Emilia-Romagna, che segnalerà i casi di cui è a conoscenza all’Inps e alla Direzione territoriale del lavoro, per invitarli a intervenire. “Ma stiamo valutando anche una denuncia per truffa”, spiega Antonio Mattioli, del sindacato.

Il meccanismo, secondo la Cgil emiliana, sarebbe questo: le aziende, che nei casi specifici sono di Piacenza e Reggio Emilia e si occupano di logistica e facchinaggio, propongono ai lavoratori di licenziarsi, magari con un piccolo incentivo, per poi essere riassunti il giorno successivo da una nuova azienda, che lavora negli stessi cantieri e svolge le stesse attività. In questo caso però l’assunzione è con un contratto a termine di sei mesi – il termine minimo per assicurarsi gli sgravi – con l’impegno che al termine dei sei mesi verranno tutti assunti a tempo indeterminato. “Trascorso quel periodo le aziende, di solito tutte nuove – denuncia la Cgil – avranno ripulito i lavoratori e chiederanno di accedere ai famosi sgravi fiscali, senza aver creato alcuna nuova occupazione”.

I primi casi che verranno segnalati dal sindacato agli enti competenti, continua Mattioli, sono quelli del Consorzio Albatros di Piacenza e di Movimoda a Reggio Emilia, attiva nel facchinaggio nel comparto tessile. Quest’ultima, per mettere in pratica il meccanismo, ha costituito la società MMOperations srl. “Tutto ciò sta accadendo con la benedizione del nostro solerte presidente del Consiglio e del ministro del Lavoro, vista  l’enfasi con la quale stanno incensando il Jobs Act”, attacca la Cgil.

Del caso si è occupato anche Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria. “Il Jobs act non dovrebbe essere utilizzato in questo modo – ha detto intervenendo a un incontro a Ravenna –. Ho sempre pensato che dovrebbe andare nella direzione di contratti a tempo indeterminato con tutta una serie di flessibilità. Mi auguro che sia questo il punto di arrivo”.

di Marco Bettazzi
da bologna.repubblica.it
Sabato 13 Giugno 2015 
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Tutto come era prevedibile, che altro c’era da aspettarsi? Il Jobs Act, studiato ad arte solo per togliere diritti a chi lavora, non porterà a nuove assunzioni, come qualcuno continua a volerci far credere. Farà solo il gioco degli Imprenditori, anche quelli “furbetti” che utilizzano già ogni mezzo, anche non molto lecito, per continuare a fare sempre e solo i propri interessi. E’ sempre il denaro che fa girare il mondo, e queste politiche liberiste e di austerità che l’Europa porta avanti e che ci impone, arricchiranno sempre di più i ricchi e impoveriranno maggiormente chi povero lo è già, contribuendo a creare sempre di più nuovi poveri. Bravo Matteo, verremo a mangiare a casa tua eventualmente, siamo sicuri che lì non manca nulla!

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