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Lizzie Borden prese un’accetta? Ma lo ha fatto davvero?   14 comments

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La Borden House al 92 Second Street e il fienile nella parte posteriore,
dove Lizzie ha affermato di essere durante gli omicidi

Lizzie

Fonte: Crimes and old stories

Giovedì, 4 Agosto 1892. A Fall River, cittadina nel Massachusetts, fa molto caldo. E non è ancora mezzogiorno! Andrew Jackson Borden ha settant’anni ed è stanco. Non si sente troppo bene. È stato all’ufficio postale e poi in banca. E ora, tornato a casa, non si sente troppo bene. Sono le 10:45. Minuto più, minuto meno. Andrew Borden decide di concedersi un sonnellino. Con ancora il cappotto addosso, l’uomo si sistema sul divano. Gli stivali toccano il pavimento: non sia mai che il divanetto di mohair si macchi! Eh sì. Andrew Borden è un tipo quadrato. Sorride raramente. E ride ancora meno. Anche se ne avrebbe, di motivi per essere felice. Ѐ un uomo facoltoso. Ѐ un possidente. Ѐ una delle personalità più influenti di tutta la città. Eppure vive un’esistenza frugale in una casa grande ma non lussuosa, in un quartiere tutt’altro che alla moda. Le sue figlie di primo letto, Lizzie ed Emma, hanno tentato di convincere il padre a traslocare, a scegliere un quartiere e una casa più consona al loro stato. Ma niente da fare. Andrew Borden è un tipo quadrato.


Andrew Jackson Borden

Non sperpera, non ostenta. E prima di stendersi per un pisolino, in salotto, sta bene attento che i suoi stivali tocchino il pavimento: non sia mai che il divano di mohair si macchi! Ѐ il 4 Agosto 1892. Sono le 10:45. Minuto più, minuto meno. A casa Borden, tutto è tranquillo. Emma, la figlia minore di Andrew, è andata a far visita a un’amica. Abby, la seconda moglie di Andrew, è al piano di sopra intenta a preparare la camera dell’ospite. L’ospite suddetto è John Vinnicum Morse, fratello di Andrew. Anche lui, come la nipote Emma, è uscito. Doveva sbrigare alcuni affari in città. Lizzie, la figlia maggiore di Andrew, è invece a casa. Anche lei al piano di sotto ma non nella stessa stanza del padre. Ѐ intenta a stirare, perché talvolta aiuta Bridget nelle faccende domestiche. Bridget, la governante, è al piano di sopra per riposare. Ѐ il 4 Agosto 1892. Fa molto caldo. Anche Bridget, come il suo padrone Andrew, si sente poco bene. Sono le 10:45. Minuto più, minuto meno. Poco dopo le undici però, la quiete di casa Borden è squarciata da alte grida. Vieni giù, presto! Ѐ la voce di Lizzie. Una voce piena di terrore. Una voce che chiama Bridget. Vieni giù, presto! Bridget, la brava governante irlandese, infila le scarpe e sistema il vestito. Vieni giù, presto! Bridget, la brava governante irlandese, inizia a scendere le scale. Vieni giù, presto! Bridget, la brava governante irlandese, ubbidisce. Cerca di fare più in fretta che può. Ma a un tratto, osa domandare. Cos’è successo? La risposta di Lizzie non le piacerà. Papà è morto! Qualcuno è entrato e l’ha ucciso! Bridget, la buona e solida ragazza arrivata dall’Irlanda, arriva finalmente al pianterreno. Vorrebbe entrare in salotto. Vorrebbe soccorrere il suo padrone. Ma Lizzie non è d’accordo. Non entrare! Va a chiamare il dottore! C’è poco da discutere con la figlia di Andrew Borden. Quella figlia ormai grande, trentaduenne e ancora senza marito. C’è poco da discutere e Bridget si precipita a chiamare il dottor Bowen, che vive poco lontano ed è un caro amico di Andrew. Il dottore però è fuori e alla cameriera non resta che riferire l’accaduto alla moglie del medico. Mister Bowen è morto, l’hanno assassinato nel suo salotto! Le due donne si precipitano da Lizzie. Dov’eri mentre facevano questo a tuo padre?In cortile, per cercare del carbone che le occorreva per stirare. Poi un rumore e poi un grido e poi… I vicini accorrono, Lizzie piange, qualcuno chiama la polizia, la donna che vive nella casa accanto a un tratto domanda. E tua madre? Dov’è? Lizzie risponde che non lo sa. E che quella signora comunque non è sua madre. La sua vera madre è morta: Mrs Borden è la seconda moglie di suo padre. Sì, Lizzie… ma dov’è? Non lo sa, Lizzie non sa niente… tranne che la matrigna ha ricevuto un biglietto da parte di una conoscente ammalata, che chiedeva assistenza. Sì, deve’essere così. O forse no. A Lizzie sembra di aver sentito la (seconda) signora Borden rientrare. E se fosse accaduto qualcosa anche a lei? Se avessero ucciso anche lei? Suo padre deve avere qualche nemico- sostiene Lizzie – pochi giorni prima l’intera famiglia era stata male, qualcuno doveva aver avvelenato il latte! A interrompere queste rivelazioni è il medico, il dottor Bowen, che finalmente è arrivato a casa Borden. Il medico e il defunto Andrew si conoscono da anni. Il minimo che il dottore possa fare è chiedere un lenzuolo, per coprire pietosamente il corpo dell’anziano amico. Prima di fare ciò però, il dottor Bowen dà un’occhiata. Cerca di farsi un’idea. Certo, non è un bello spettacolo. Andrew Borden è stato colpito più volte con un oggetto tagliente, probabilmente un’accetta. Ѐ stato colpito più volte, con ferocia. Il naso è stato tagliato via di netto. Un occhio letteralmente spaccato in due.


Cadavere sanguinante di Andrew Borden
sul suo divano preferito al piano di sotto

Si contano circa undici fendenti, distribuiti tra occhi, naso, orecchie. Andrew Borden è quasi irriconoscibile e il suo sangue è dappertutto: schizzi sul divano, sulle pareti, su un quadro. Dalla posizione del corpo, sembra che il pover’uomo sia stato attaccato alle spalle. Tra pianti e parole di conforto, trascorrono diversi minuti prima che a qualcuno venga in mente di salire al piano di sopra e controllare se effettivamente la signora Abby Borden sia tornata o no. Alla fine, l’ingrato compito è affidato alla governante Bridget, accompagnata da una pia vicina di casa, la signora Churchill. Sarà proprio quest’ultima a scorgere il cadavere di Abby Borden, riverso sul pavimento della camera degli ospiti, in una pozza di sangue. Le due donne tornano al piano di sotto. C’è qualcun altro?  Eh sì. Di sopra c’è un altro cadavere. Ѐ quello della (seconda) signora Borden. Il sangue rappreso e scuro sembra indicare che la donna sia stata uccisa prima del marito. Come il marito, anche lei è stata attaccata alle spalle. Anche lei è stata colpita più di dodici volte, con un oggetto tagliente. Forse, un’accetta. Insomma. Una casa rispettabile e due cadaveri: che insolita combinazione! Non resta che dare un tranquillante alla povera Lizzie e fare una telefonata alla polizia. Caso vuole che gli agenti di Fall River proprio quel giorno siano in festa: c’è il pic-nic annuale a Rocky Point e vi partecipano quasi tutti i poliziotti. L’unico rimasto in caserma, tale George W. Allen, corre sul luogo del delitto ma non può fa altro che costatare i decessi e poi andare a informare i superiori dell’accaduto. Non c’è nessuno a preservare il luogo del delitto che è letteralmente preso d’assalto da decine di vicini. Che accorrono e consolano e piangono e guardano e inorridiscono e soprattutto, calpestano. La scena del crimine è incustodita e le eventuali tracce lasciate dall’assassino sono irrimediabilmente cancellate dalla curiosità e dai convenevoli.


Lizzie Borden

Tuttavia, lo shock per il duplice omicidio è sincero e influenza, sin da subito, anche le indagini. Che, infatti, procedono in maniera caotica, confusa. La prima indiziata è sicuramente Lizzie. Timida catechista, nubile fanciulla, figlia devota… ma anche no. Lizzie, infatti, non andava troppo d’accordo con la matrigna e mal digeriva la convivenza forzata con lei. Ma di qui all’omicidio… No, non può essere. La polizia segue altre piste. Un ragazzino racconta di aver visto un uomo scavalcare la staccionata dei Borden e quest’uomo è effettivamente rintracciato. Caso chiuso? Macché. Costui ha un alibi di ferro e viene rilasciato. I colpi di scena però non sono finiti: in un campo viene trovata un’accetta sporca di sangue. Ѐ l’arma del delitto! Invece no. A un esame più attento, l’accetta risulta esser sporca di sangue di pollo. Sembra che qualcuno stia giocando a disorientare la polizia, a mandarla fuori strada. Poco a poco, l’attenzione degli inquirenti comincia a spostarsi su Lizzie. Ci son cose che destano sospetti, sospetti che si fanno sempre più densi e concreti.


Abby Durfee Gray Borden

Il giorno che precede i tragici avvenimenti, il 3 Agosto 1892, Abby Borden si reca dal dottor Borden di buon mattino. Sembra agitata e riferisce che sia lei sia il marito si sono sentiti male durante la notte. Nausea e vomito, però non suonano come sintomi preoccupanti all’orecchio del bonario medico, che rispedisce l’allarmata signora a casa sua. Il medesimo giorno, il commesso della locale farmacia avrebbe servito Lizzie: la signorina chiede dell’acido prussico ma non ha con sé alcuna ricetta e al posto del veleno le viene consegnato un “no”, cortese ma fermo. Lizzie però nega tutto: il commesso mente oppure si confonde. Tuttavia, anche la rispettabile Miss Alice Russell vecchia amica della signorina Borden- ricorda che Lizzie era molto agitata, nei giorni che precedettero quel 4 Agosto. Molto più che agitata. Terrorizzata, proprio. Qualcuno vuol fare del male alla mia famiglia!  Lizzie ha doti di veggente? O cercava di confondere le acque e prepararsi un alibi? Troppe cose non quadrano. A cominciare dall’ora della morte di Abby Borden. Secondo l’autopsia, infatti, la donna è stata uccisa prima del marito e il delitto si colloca verso le 9:30 del mattino. Dunque, se a commettere i delitti non son state né Lizzie né Bridget, ciò vuol dire che l’assassino è rimasto in casa Borden fino all’ora in cui Andrew Borden è tornato (ovvero, poco prima delle undici). Ѐ rimasto nascosto, per tanto tempo, col rischio di essere scoperto da un momento all’altro? Strano. E poi, quel biglietto. Quello con cui una conoscente avrebbe chiesto ad Abby Borden di farle visita perché si sentiva poco bene, quel biglietto che induce Lizze -circondata da vicini solerti e affettuosi- ad affermare che Abby non c’è, che probabilmente è uscita mentre il marito giace assassinato. Ebbene, quel biglietto, quel biglietto non si trova. Lizzie dice che l’ha bruciato inavvertitamente. In realtà Abby era di sopra, in una pozza di sangue. Ma le stranezze non sono finite.


Corpo di Abby Borden trovato al piano di sopra.
Colpita da dietro, probabilmente mentre
era in ginocchio a rifare il letto.

La governante Bridget riferisce di esser stata lei, ad aprire ad Andrew Borden: la porta d’ingresso è sempre chiusa a chiave. Si fa attenzione, in casa Borden, per via di un furto subito l’anno prima. Bridget dunque ha prudentemente aperto la porta d’ingresso, chiusa con più di una mandata, ed ha lasciato entrare il suo padrone. E mentre lui si avviava verso il salotto, Bridget giura d’aver sentito la voce di Lizzie. Stava ridendo. E la voce proveniva dal piano di sopra.  Le cose incominciano a mettersi male per la trentaduenne figlia di Andrew Borden.La gente proprio non vuol piantarla di ricordare. E così anche un ufficiale di polizia rammenta di aver chiesto a Lizzie se vi fossero accette da falegname in casa. Certo, venite con me! In cantina, vengono ritrovate quattro accette. Una di esse è sporca. Sangue e peli (che poi però risulteranno essere di vacca). Un’altra invece è malridotta. Non ha più il manico e sembra che la rottura sia recente. Un particolare che non passa inosservato e che sarà incluso tra le prove dell’accusa. Già, l’accusa. Ormai sui giornali non si parla che del delitto Borden. E di Lizzie Borden. Vuoi vedere che…. Ma no, non è possibile! Ѐ una ragazza di buona famiglia… è una catechista! Però, se non è stata lei… E se fosse stata lei?  La zitella assassina? Ma no… non è possibile!


Bridget Sullivan,
cameriera della Borden

Eppure, il giorno dei funerali, i corpi dei coniugi Borden non vengono sepolti. Le autorità vogliono che sia fatta un’altra autopsia, vogliono che quei poveri corpi siano nuovamente esaminati (e per qualche motivo, a esami e processo conclusi, la testa di Andrew Borden non verrà mai più trovata). Tuttavia, la goccia che fa traboccare il vaso di Lizzie cade il giorno dopo le esequie: una tranquilla domenica mattina in cui la zitella – ormai orfana- brucia un vestito “sporco di vernice” davanti Alice Russell. Miss Russel è un’amica, sì. Ma non al punto da tenere per sé quanto ha visto. E poi, quel vestito è ciò che l’accusa sta aspettando. Quel vestito induce il giudice Blaisdell a incriminare ufficialmente Lizzie, che è ritenuta colpevole di tre misfatti: l’omicidio del padre, quello della madre (OPS, matrigna!) e quello di entrambi. La signorina Borden è condotta in carcere in attesa del processo, che inizia il 5 giugno 1893. Ѐ un evento. Uno dei primi “processi spettacolo” che la storia ricordi. L’aula è affollata e nella piccola cittadina del Massachusetts arrivano giornalisti persino da Boston e da New York. Ѐ un evento. Un evento che dura quattordici giorni. E che raggiunge l’acme quando l’avvocato dell’accusa getta sul banco degli imputati un vestito da donna (da usare come prova), facendo così volare via il telo che copriva il martoriato teschio di Andrew Borden (che, dopo questi eventi, non avrebbe più ritrovato la strada per la propria tomba). Lizzie sviene, alla vista dei resti paterni. Sviene, come l’eroina di un romanzo Ottocentesco. Sviene, come ci si aspetta da una signorina di buona famiglia, educata secondo principi cristiani. Sì, ma… sotto quella camicetta di pizzo potrebbe battere il cuore di un’assassina. Lo sostengono l’accusa e i suoi testimoni, che emozionati raccontano una Lizzie oscura, piena di rancore, una Lizzie che detesta la propria matrigna e pure quel padre morigerato e parco. E poi- racconta lo zio John Morse- quel sant’uomo di Andrew Borden aveva espresso il desiderio di cambiare testamento… in favore della buonanima di Abby! Non male come movente. E se a questo si sommano gli strani comportamenti di Lizzie… Le porte del carcere si sembrano destinate a chiudersi dietro le sottane di Miss Borden, la zitella di Fall River. L’astio per i genitori, quel vestito dato alle fiamme, il tentativo di comprare dell’acido prussico. Eppure, il castello della colpa ha fondamenta di sabbia. Ad esempio, il vestito bruciato sembra suggerire che la giovane Borden si sia cambiata d’abito dopo gli omicidi. Ma perché avrebbe dovuto aspettare ben tre giorni… prima di dargli fuoco? E soprattutto, cosa avrebbe indossato nei momenti immediatamente successivi all’omicidio? E poi, quel commesso della farmacia…sì, quello dell’acido prussico. La sua testimonianza è ritenuta ininfluente e pregiudiziale dagli avvocati della Difesa e i giudici accolgono l’obiezione.

L’accusa, a quel punto, chiama diversi medici al banco dei testimoni. Assieme a loro, il teschio martoriato di Andrew Borden. Ma questa macabra mossa non ha l’effetto sperato: la vista di quei poveri resti non fa che ricordare alla giuria che, se fosse stata lei a uccidere, Lizzie sarebbe dovuto esser coperta di sangue! E nessuno, nessuno dei vicini accorsi quel giorno, aveva visto una sola goccia rossa sul grembiule dell’imputata. Finito il tempo dell’accusa, tocca agli avvocati della Difesa far sentire la propria voce. La voce dei sospetti e dei ragionevoli dubbi. Un passante, ad esempio, giura di aver visto un uomo dallo sguardo folle, che si aggirava nel bosco urlando “Povera signora Borden!”. Altri testimoni accennano a un misterioso giovane vicino alla casa dei Borden. E poi, il pezzo forte: Emma Borden. La quale afferma che no, sua sorella maggiore non aveva alcun motivo per uccidere i suoi. Non l’avrebbe mai fatto. Infine, arriva il turno della stessa Lizzie. Che, neanche a dirlo, si proclama innocente. Ed è così che viene ritenuta dai giurati di Fall River. La bianca mano di una signorina di buona famiglia può talvolta sporcarsi nell’adempiere i mestieri femminili ma mai potrebbe impugnare la mannaia della morte. Non colpevole e riabilitata, Lizzie Borden si regala un nuovo soprannome (Lizbeth) e una nuova splendida casa in un quartiere chic, sulle colline, dove si trasferisce insieme alla sorella. Ma se il cuore che batte sotto la camicetta di pizzo non è quello di un’assassina, appartiene però a una donna irrequieta che nel 1897 è coinvolta in un furto d’arte e nel 1904 conosce un’attrice, Nance O’ Neil, con la quale inizia un’assidua frequentazione. E no, non si tratta di una semplice amicizia. Non è un caso che proprio in questo periodo, la sorella Emma abbandoni il tetto fraterno e non riveda mai più Lizzie, se non nella tomba di famiglia…dove entrambe finiranno nel 1927, ricongiungendosi così a madre, matrigna, sorella morta nell’infanzia e padre (cui non era stata restituita la testa). Nel 1948, tocca alla governante Bridget lasciare questa valle di lacrime. La sua ultima dimora è Butte, cittadina del Montana. Qui la buona ragazza irlandese si era trasferita, troncando ogni rapporto con Emma e Lizzie. Forse, come alcuni ritengono, dietro questo epilogo da eremita c’è una ricompensa, una somma di denaro versata dalle sorelle Borden per comprare il silenzio dell’ex cameriera. Più di cento anni sono trascorsi, da quell’afoso agosto americano. E nessun colpevole è stato trovato: gli omicidi di Andrew e Abby Borden restano impuniti. Restano le foto in bianco e nero di Lizzie: i capelli raccolti, il sorriso appena accennato, gli occhi chiari. Ѐ stata lei?Il problema maggiore per una Lizzie assassina, sarebbe stato il lasso di tempo tra l’uccisione della matrigna e l’arrivo del padre: intervallo non brevissimo, in cui ha dovuto interagire con la governante.


Emma Borden

Quest’attesa è incongruente con la modalità stessa degli omicidi: brutali, feroci, violentissimi. Sfondare un cranio, darsi una calmata, metter su l’aria da perfetta padrona di casa. E poi, tornare a impugnare la mannaia. No, ci vorrebbe troppo sangue freddo. E di sangue, addosso a Lizzie, nessuno ne ha mai trovato. Dunque? Chi è stato? Alcuni sostengono che in realtà, a compiere i delitti, sarebbero state serva e padrona. Bridget e Lizzie, divise dal ceto sociale ma unite dall’omicidio. La complicità delle due donne spiegherebbe alcune cose. Il mancato ritrovamento dell’arma del delitto (l’accetta, nascosta da Bridget chissà dove), il fatto che- durante gli interrogatori- nessuna tiri mai in ballo l’altra, l’aria decisa con cui Bridget nega di aver udito alcun rumore provenire dalla stanza di Abby, dove pure la povera donna assassinata è probabilmente caduta con un gran tonfo. Altra possibilità, altra sorella: l’omicida potrebbe essere Emma Borden che avrebbe convenientemente diffuso la voce d’esser andata fuori città e poi avrebbe agito, indisturbata. Lizzie, Bridget, Emma. E se invece quei crani fossero stati fracassati da un uomo?No, non l’anziano zio John Morse… ma William Borden, figlio illegittimo e leggermente ritardato di Andrew. In ogni agiata famiglia che si rispetti, non può, infatti, mancare il “bastardo”, il figlio della colpa che- vissuto nella miseria e nell’ombra- una volta diventato adulto reclama inevitabilmente la sua parte d’eredità. Che sia stato questo il percorso di William? Che Lizzie abbia dato la sua benedizione al fratellastro omicida e l’abbia liquidato per farlo tacere?Nessuna dichiarazione dal diretto interessato, suicidatosi qualche anno dopo i tragici fatti. Il delitto perfetto, se mai esiste, è avvenuto a Fall River, Massachusetts, nel 1892. Il delitto perfetto, se mai esiste, ha la sottana lunga, il colletto di pizzo, i capelli raccolti in uno chignon. Il delitto perfetto, se mai esiste, si aggira nelle stanze di una casa grande ma non lussuosa, trasformata dagli eredi Borden in un Bed & Breakfast. Molti sono i turisti che si recano ancora oggi a Fall River e che vogliono provare – per una sera almeno- il brivido di dormire (o almeno, provarci) nella stanza da letto di Abby Borden, madre di Lizzie.
OPS … Matrigna…


Casa di Lizzie (o di Lizbeth) a Fall River, Maplecroft
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