Archivio per l'etichetta ‘Congo’
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Domani, la speranza
Henri Boukoulou
Domani, la speranza
e nel cielo in lutto
vedo i suoi occhi, calmi e dolci
come una carezza,
ascolto la sua voce, pura e bella
come una notte costellata,
leggo il suo messaggio, serio e nobile
come una leggenda greca.
O, divina speranza!
Ecco che nel singhiozzo disperato del vento
si tracciano
le prime frasi del più bel poema d’amore
e domani, è la speranza!
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Poesia del Congo e Costa d’Avorio
Soweto amore mio
Jean Royal Kississou-Boma
Sono laggiù, tanti, tantissimi,
da lungo tempo, lunghissimo tempo,
dietro i chiavistelli, nelle miniere, i loro dormitori
tutti, quasi tutti sottoposti alla loro razione di randello
per la signora Libertà
respirano il gas, il gas industriale
l’ossigeno è sconosciuto e proibito,
sono là, animali che appartengono a uomini disumani.
Ma sono là, creature nobili perché umane
sono là, che respirano l’odore della terra innocente.
Portatori dell’onore dei loro avi e del prestigio del passato,
simboli del coraggio di un presente
specchio della fierezza della razza e simbolo dell’eroismo.
Versando il loro sudore dorato
perdendo il loro sangue di eroi
sono là
a Soweto
vittime dell’orrore
e della follia del colore.
Sono là vittime degli appetiti del capitale
difensori della ragione e della giustizia.
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Poesia del Congo
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Piangi, fratello Negro amatissimo
Patrice Lumumba
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O Negro, da millenni bestiame umano
le tue ceneri continuano a spargersi in tutte le latitudini
e tu continui a costruire cappelle funerarie
dove i carnefici dormono il loro sonno eterno.
Inseguito e braccato, scacciato dal tuo villaggio
sconfitto in battaglie dove la legge del più forte
significava per te la schiavitù o la morte,
ti eri rifugiato nelle profonde foreste
dove l’altra morte incombeva sotto la maschera
impaziente
per le zanne del felino, o nella morsa immonda
e fredda del serpente.
E poi venne il bianco, sornione scaltro
e più avido
che scambiava il tuo oro per paccottiglia
violentando le tue donne
ubriacando i tuoi guerrieri
ammassando nei suoi vascelli i tuoi figli e le tue figlie.
Il tam-tam mormorava di villaggio in villaggio
portando in lontananza il dolore
seminando lo smarrimento
raccontando la grande partenza verso fiumi lontani
dove il cotone è Dio e il dollaro Re
condannato al lavora forzato come bestia da soma
dall’alba al tramonto sotto un sole infuocato.
Ti fu insegnato a cantare le lodi di Dio
e questi diversi canti, ritmando il tuo calvario
ti davano la speranza in un mondo migliore…
ma nel tuo cuore chiedevi solo
il tuo diritto alla vita e la tua parte di felicità.
Tu danzavi, folle, nell’umidità della sera.
Da questo sole che tu ami sempre
soffocherai il tuo dolore
e tu farai del Congo una Nazione libera e felice
al centro di questa grandiosa Africa nera.
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Le strade di Soweto
Henri Boukoulou
C’era un fanciullo vestito di nero
che si contava le costole
in fondo ad una camera chiusa
sulla dolcezza della sera.
C’era un cane grosso come la disperazione
che aveva perso una zampa
sognando i resti che avanzavano
da un pranzo ufficiale.
C’era un soldato dal portamento drammatico
che ingoiava le pallottole del suo fucile
per non vedere più ai suoi piedi
donne morire, col figlioletto in braccio.
C’era una prigione tutta bianca
con una cella tutta nera
dove uomini, dimentichi del loro nome,
erano rinchiusi e mai processati.
C’era una donna dallo sguardo spento
in attesa dei suoi undici figli
sulla strada del cimitero
dove non aveva potuto seppellirli.
C’era una voce bella come la vita
che cantava la libertà su di un’aria
che suonava come un incubo
nell’orecchio del condannato a morte.
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