Archivio per gennaio 2016

Una favola per … la buona notte …   3 comments

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Le anatre e la tartaruga

Favola del Guatemala

Vivevano una volta in un lago due anatre e una tartaruga. Erano molto amiche e vivevano felici. Ma un giorno il lago cominciò a prosciugarsi e le anatre decisero di andare a vivere da un’altra parte. Andarono a salutare la tartaruga che era triste per la loro partenza.
Le anatre le proposero di andare con loro ma ad una condizione: non doveva aprire bocca per nessun motivo!
Presero un piccolo bastone e lo porsero alla tartaruga perché con la bocca vi si aggrappasse; poi tenendo col becco il bastone da una parte e dall’altra si levarono in volo.
Volavano oramai da un po’ di tempo, quando alcuni bambini che giocavano in un prato, li videro ed esclamarono:
“Guardate… una tartaruga che vola!”
“A voi che importa!” gridò la tartaruga, ma detto questo cadde di sotto nel campo.
Mentre tutta dolorante si trovava a terra pensò: “Ecco cosa succede a chi apre troppo la bocca”.

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Unioni e … disunioni …   12 comments

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Giusto perché “bisogna” sempre dettare direttive
sulla vita delle persone 

… con falsi valori … e falsi moralismi …
Ma Family che?  L’amore non ha genere!

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 Il Suono Della Domenica

Adelmo Fornaciari
Zucchero

Ho visto gente sola andare via sai
tra le macerie e i sogni di chi spera vai
Tu sai di me, io so di te
ma il suono della domenica dov’è?

Al mio paese
vedo fiorire il grano
a braccia tese
verso l’eternità
Il mio paese…

Ho visto cieli pieni di miseria sai
e ho visto fedi false fare solo guai
Che sai di noi? Che sai di me?
Ma il suono della domenica dov’è?

Al mio paese
vedo falciare il grano
a mani tese
verso l’eternità
Il mio paese…

Ti lascerò un sorriso, ciao
e rabbia nuova in viso, ciao
la tenerezza che ciao
fa il cuore in gola a me

Al mio paese
è ancora giallo il grano
a braccia tese
verso l’eternità
Il mio paese…
Al mio paese
vedo fiorire il buono
le botte prese
non le hanno rese mai
Al mio paese…

Che suono fa la domenica da te?

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Noi Italiani abbiamo ancora il coraggio di intervenire alla testa di una coalizione militare?   20 comments

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No alla guerra contro la Libia. Mobilitiamoci!

di Alex Zanotelli

Siamo alla vigilia di un’altra guerra contro la Libia, a guida italiana questa volta.
Sembra ormai assodato che le forze speciali dell’esercito britannico sono già in Libia, per preparare l’arrivo di mille soldati di Londra. L’operazione complessiva, capitanata dall’Italia, dovrebbe coinvolgere seimila soldati americani ed europei per bloccare i cinquemila soldati del Gruppo Stato islamico (Is). Il tutto verrà sdoganato come «un’operazione di peacekeeping e umanitaria».
L’Italia, dal canto suo, ha già trasferito a Trapani quattro cacciabombardieri AMX pronti a intervenire. Il nostro paese – così sostiene il governo Renzi – attende però per intervenire l’invito del governo libico di unità nazionale, presieduto da Fayez el Serray. È altrettanto chiaro che sia il ministro degli esteri Gentiloni, come la ministra della difesa Pinotti, premono invece per un rapido intervento.
Sarebbe però ora che il popolo italiano, tramite il parlamento, s’interrogasse prima di intraprendere un’altra guerra contro la Libia. Infatti, se c’è un popolo che la Libia odia, siamo proprio noi italiani che, durante l’occupazione coloniale, abbiamo impiccato o fucilato centomila libici. A questo dobbiamo aggiungere la guerra del 2011 contro Gheddafi per «esportare la democrazia», ma in realtà per mettere le mani sul petrolio. Come conseguenza, abbiamo creato il disastro, facendo precipitare la Libia in una spaventosa guerra civile dove hanno trovato un terreno fertile i nuclei fondamentalisti islamici. E dopo tutto questo noi italiani abbiamo ancora il coraggio di intervenire alla testa di una coalizione militare?
Il New York Times del 26 gennaio afferma che anche gli Usa sono pronti ad intervenire. Per cui possiamo ben presto aspettarci una guerra. Questo potrebbe anche spiegare perché in questo periodo gli Usa stiano dando all’Italia armi che finora avevano dato solo all’Inghilterra. L’Italia sta infatti ricevendo da Washington missili e bombe per armare i droni Predator MQ – 9 Reaper, armi che ci costano centinaia di milioni di dollari. Non dimentichiamo che la base militare di Sigonella (Catania) è oggi la capitale mondiale dei droni, usati anche per spiare la Libia.
L’Italia non solo riceve armi, ma a sua volta ne esporta tante soprattutto in Arabia Saudita e Qatar, che armano i gruppi fondamentalisti islamici come l’Is. I viaggi di Renzi lo scorso anno in quei due paesi hanno propiziato la vendita di armi. Questo in barba alla legge 185 che proibisce al governo italiano di vendere armi a paesi in guerra e che non rispettano i diritti umani. (L’Arabia Saudita non rispetta i diritti umani e fa la guerra in Yemen)
Per cui diventa pura ipocrisia per l’Italia intervenire militarmente in Libia per combattere l’Is, quando appare chiaro che siamo anche noi ad armare in gruppo jihadista. Siamo noi a creare dei mostri e poi facciamo nuove guerre per distruggerli.
Papa Francesco ci ha detto recentemente: «La guerra è proprio la scelta per le ricchezze. Facciamo armi: così l’economia si bilancia un po’ e andiamo avanti con il nostro interesse. Il Signore ha detto: maledetti coloro che operano per la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti!».
Basandoci su questa lettura sapienziale, dobbiamo dire “no” a questa nuova guerra contro la Libia. Quello che ai poteri forti interessa non è la tragica situazione del popolo libico, ma il petrolio di quel paese. Dobbiamo tutti mobilitarci!
In questo momento così grave è triste vedere il movimento per la pace frantumato in mille rivoli. Oseremo metterci tutti insieme per esprimere con un’unica voce il nostro “no alla guerra contro la Libia”, un “no” a tutte le guerre che insanguinano il nostro mondo.
Saremo in grado di organizzare un incontro a Roma di tutte le realtà di base per costruire un coordinamento o un Forum nazionale contro le guerre? È possibile pensare a una manifestazione nazionale contro tutte le guerre, contro la produzione bellica italiana, contro la vendita di armi all’Arabia Saudita e al Qatar, in barba alla legge 185? È possibile pensare a una Perugia-Assisi 2016, retaggio storico di Aldo Capitini, sostenuta e voluta da tutto il movimento per la pace?
Smettiamola di “farci la guerra” l’un con l’altro e impariamo a lavorare in rete contro questo Sistema di morte. Ancora ci guida Francesco: «La guerra è un affare. I terroristi fabbricano armi? Chi dà loro le armi? C’è tutta una rete di interessi, dove dietro ci sono i soldi o il potere. Io penso che le guerre sono un peccato, distruggono l’umanità, sono la causa di sfruttamento, traffici di persone. Si devono fermare».

nigrizia.it
Venerdì 29 Gennaio 2016

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Dare un senso alla vita   7 comments

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Edgar Lee Masters

For love was offered me and I shrank from its disillusionment;
sorrow knocked at my door, but I was afraid;
ambition called to me, but I dreaded the chances.

Yet all the while I hungered for meaning in my life.

And now I know that we must lift the sail
and catch the winds of destiny
wherever they drive the boat.

To put meaning in one’s life may end in madness,
but life without meaning is the torture
of restlessness and vague desire,
it is a boat longing for the sea and yet afraid.

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L’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, ma io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.

Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.

E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino
dovunque spingano la tua barca.

Dare un senso alla vita può condurre alla follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio,
è una barca che anela al mare eppure lo teme.

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Pubblicato 30 gennaio 2016 da mariannecraven in Poesia

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Continua l’invio delle bombe italiane in Yemen …   2 comments

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È morto Hashim, il ragazzo con la telecamera, eroe sconosciuto

Il suo video inchioda i sauditi documentando un gravissimo crimine di guerra. Nel frattempo l’Italia continua a rifornire di bombe prodotte nel nostro Paese l’Arabia Saudita.

Yemen, governatorato di Sadaa. È il 22 gennaio 2016. Un giorno che forse sarà ricordato come una data tragica e storica. È il giorno della morte di un piccolo e sconosciuto eroe, Hashim al-Homran, 17 anni.

Hasim sta documentando con la sua videocamera gli effetti di un bombardamento, l’ennesimo in un anno di guerra, dell’aviazione dell’Arabia Saudita sulla popolazione civile dello Yemen. Siamo a Dhayan, 20 km dalla città di Sadaa.

Arrivano i soccorsi, la gente corre ad aiutare i feriti. Si scava per liberare i corpi dalle macerie.
Ma i sauditi non ci stanno e mettono in atto un “Dual Tap”. Una pratica orrenda che consiste nel bombardare, attendere che arrivino i soccorsi, e ribombardare la stessa area per colpire i soccorritori. Un crimine di guerra, un crimine contro l’umanità, che nessuna missione militare può giustificare.

Hashim lo sa. Un anno di guerra gli ha insegnato come vanno queste cose. Intorno a lui c’è un inferno ma Hashim non scappa, non cerca di mettersi al sicuro. Non cerca un cannone per sparare a sua volta. Continua a usare la sua piccola telecamera e filma tutto quel che avviene. Viene ferito gravemente, ma non molla e continua a documentare l’incredibile: un terzo attacco.

Il ragazzo yemenita filma tutto, anche il bombardamento dell’ambulanza di Medici Senza Frontiere dell’ospedale Al Gomhoury che, dopo il secondo bombardamento, è riuscita a raggiungere la zona. L’autista dell’ambulanza muore.
Anche Hashim muore, il giorno dopo, a causa delle terribili ferite riportate. Nessun media internazionale ha mandato in onda il suo video, terribile, che però in parte è stato caricato su internet ed è visibile su youtube a questo indirizzo:https://www.youtube.com/watch?=1gYaArAnkvQ.

A 17 anni questo ragazzo è morto senza sapere di aver forse scritto una pagina di storia: le sue riprese sono un documento importantissimo. Sono la prova, assieme alle testimonianze dei sopravvissuti, che inchiodano alle loro responsabilità gli autori di un gravissimo crimine di guerra. Il “Dual Tap”.

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Hashim al-Homran, in azione con la sua telecamera
 e mentre viene trasportato all’ospedale per le gravi ferite riportate.
E’ morto il 22 gennaio

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Il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali Christof Heyns nel 2012 ha qualificato gli «attacchi secondari sui soccorritori che stanno aiutando i feriti dopo un attacco iniziale, un crimine di guerra». L’ennesimo commesso dai sauditi e dai loro alleati nello Yemen.
Crimini più volte denunciati e documentati dall’Onu, da Amnesty International, da Human Rights Watch: crimini su cui mai è decollata una inchiesta internazionale indipendente a causa delle pressioni esercitate sulla diplomazia internazionale dal potentissimo Regno dei Saud.

Il governo italiano, anche sulla base di questo ennesimo atto di ferocia dovrebbe imporre l’interruzione dei regolari rifornimenti di bombe per l’aeronautica militare saudita prodotte nel nostro Paese dalla Rwm di Domusnovas.

L’ultimo carico è partito da Cagliari non più tardi dello scorso 16 gennaio, diretto alla base aerea di Taif, da cui il 22 gennaio sono decollati gli aerei che a Dhayan hanno ucciso Hashim e colpito i soccorritori, assieme a decine di altri civili inermi.

Luigi Grimaldi
famigliacristiana.it
25 Gennaio 2016

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Controtendenza …   5 comments

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Buona Giornata, Buona Serata

Antichi saluti che vanno scomparendo sono buon giorno e buona sera. Difficilissimo sentirseli augurare, soppiantati dai più completi e soddisfacenti buona giornata e buona serata. Il processo sembra andare in controtendenza rispetto all’uso di abbreviare la lingua parlata. Giornata e serata assumono una solennità, un’ importanza maggiore dei disadorni giorno e sera; sembrano espressioni più adatte per un augurio che non si riferisce a delle semplici porzioni di tempo, ma anche alle annesse azioni, occupazioni divertenti oppure lavoro coinvolgente, e forse persino un po’ di avventura. Se poi il tempo è quello delle vacanze, anche animatori e animatrici compresi nel prezzo…

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Honey and Cinnamon … an elixir of long life …   5 comments

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Le proprietà curative della Cannella

Dall’albero della Cannella si ricava l’omonima spezia, molto aromatica, ricca di gusto e proprietà terapeutiche.

La Cannella (Cinnamomum Zeylanicum Nees) è una spezia ricca di proprietà che si ricava dall’omonimo albero, molto aromatico appartenente alla famiglia delle Lauracee.

Originario dello Sri Lanka e della Malesia si riproduce sia per seme che per talea. Nel nostro paese è impossibile coltivare questa pianta dato il clima sfavorevole.

L’albero di cannella può arrivare sino ai 15 metri di altezza, presenta un fusto molto robusto con ramificazioni aperte, foglie verdi di forma ellittica con apice acuto, fiori piccoli e di colore bianco-giallognolo e corteccia liscia, molto profumata. Proprio la corteccia, nello specifico la parte interna della corteccia, è utilizzata per il suo aroma gradevole e le sue splendide proprietà terapeutiche. Dalla corteccia inoltre si ricava l’olio essenziale di cannella.

In Europa la cannella è nota e diffusa fin da tempi antichi, ma per molti secoli il suo utilizzo era ristretto esclusivamente a scopi alimentari: essa veniva utilizzata per aromatizzare bevande, cibi e dolci. Anche in campo medico, in tempi più recenti, questa spezia era utilizzata principalmente per il suo aroma: era impiegata infatti per rendere meno sgradevole il gusto amaro di alcune erbe medicinali.
Gli antichi erbari cinesi però la menzionavano già nel 2700 a.C. consigliandone l’uso in caso di febbre o diarrea.

La Cannella in cucina

Questa spezia trova applicazioni soprattutto nella preparazione di dolci e di liquori. Tuttavia il suo aroma conferisce un tocco esotico a primi e secondi piatti. In Asia il suo utilizzo è esteso anche a zuppe e secondi piatti.
Per conservare la cannella è bene metterla al riparo dall’aria e dalla luce in barattoli ermetici.

La Cannella a scopo terapeutico: le proprietà medicinali

Per le notevoli virtù tonificanti e stimolanti, le proprietà di disinfettante intestinale e polmonare, la cannella è un prezioso aiuto a cui ricorrere per aumentare le difese dell’organismo nelle malattie infettive.
Preparazioni a base di cannella si possono utilizzare per contrastare problemi alla digestione lenta, debolezza, affaticamento e inappetenza. La cannella è anche un ottimo rimedio contro raffreddore, mal di gola e diarrea.

La cannella inoltre, è un buon aiuto contro il Diabete: i polifenoli che contiene infatti svolgono un’azione molto simile all’insulina.

Questa spezia gode di buone proprietà antiossidanti e antiparassitarie: recenti studi hanno dimostrato come la cannella riesca a contrastare efficacemente Candida ed Escherichia Coli.

Per uso esterno invece, l’olio essenziale di cannella è un ottimo disinfettante naturale e lo si può utilizzare anche come collutorio per alleviare gengiviti e infiammazioni del cavo orale.

La Cannella, se unita al Miele, forma un potentissimo cocktail ricco di proprietà terapeutiche.

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Gli innumerevoli benefici di miele e cannella

La combinazione di miele e cannella è un potente antibiotico naturale, antimicrobico, antinfiammatorio, ecc… non solo per l’uomo ma anche per i nostri animali.

Le proprietà terapeutiche del miele sono molteplici, questo prezioso alimento vanta infatti proprietà antibatteriche, antiossidanti, antinfiammatorie, sedative per la tosse e vanta innumerevoli proprietà nutrizionali, inoltre è una fonte inestimabile di energia. Lo zucchero contenuto nel miele aiuta a combattere stress e fatica fisica e, se assunto in basse quantità, non crea nessun problema ai diabetici.

Il miele, in combinazione con la cannella forma una coppia perfetta per migliorare il proprio stato di salute in modo semplice e naturale.

Miele e cannella uniti formano un elisir del benessere apportando numerosi benefici per la nostra salute, e se assunti quotidianamente aiutano a rafforzare il sistema immunitario e proteggono l’organismo da batteri e da virus.

Già nel 1995 la rivista Canadese “Weekly world news” ha pubblicato un articolo che contiene un elenco delle malattie curabili con questa mescolanza di miele e cannella: Artrite, Malattie del cuore, Colesterolo, Male ai denti, Infezioni ai reni e alla vescica, Perdita dei capelli, Raffreddore, Tosse, Sinusite, Punture di insetti. Utilissima anche per la perdita di peso.

In Italia pochi conoscono le straordinarie proprietà di questo elisir, ma la combinazione di miele e cannella è un rimedio usato da secoli sia nella Medicina Tradizionale Cinese che nell’Ayurveda.

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Tè a base di miele e cannella

Far bollire un cucchiaio di cannella mescolato a 3 tazze di acqua, una volta raggiunto il bollore spegnere il fuoco e lasciare raffreddare. Una volta che questo tè avrà raggiunto la temperatura ambientale, aggiungere 4 cucchiai di miele e bere 1/4 della tazza, dopo un paio di ore, berne un altro quarto e così via fino a finirla.

Questo tè rende fresca e morbida la pelle e diminuisce i segni dell’età. L’uso costante di questo tè prolunga la vita, elimina l’invecchiamento causato dalla routine e dalla fatica e tonifica il corpo in generale.

Avvertenza: il Miele non va mai scaldato, salvo indicazioni contrarie, perché molte delle sostanze curative andrebbero perse.

Controindicazioni, effetti collaterali e interazioni della cannella

Le controindicazioni della cannella sono legate soprattutto ad un uso eccessivo. Essa infatti contiene una sostanza, la cumarina, che se assunta in dosi elevate può essere tossica per fegato e reni. Il suo utilizzo sarebbe da evitare in gravidanza, allattamento e nei bambini sotto i 3 anni. Se si utilizza l’olio essenziale sulla pelle, si possono verificare reazioni allergiche che portano a manifestazioni di orticaria. Infine è bene tener presente che la cannella può interagire con farmaci come i FANS.

La dose che si consiglia di non superare è di 3 grammi al giorno.

Fonte: viversano.net

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I fiori avranno tempo per me …   Leave a comment

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Io sono verticale

Sylvia Plath

Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
né sono la beltà di un’aiuola
ultra dipinta che susciti grida di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell’uno la lunga vita, dell’altra mi manca l’audacia.

Stasera, all’infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resterò sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.

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Oggetto di culto postumo per gli studiosi di letteratura americana, poetessa e musa emblematica di una stagione letteraria cruciale, morta suicida nel 1963 a soli trentuno anni, Sylvia Plath è assurta a simbolo delle rivendicazioni femministe del Novecento ed è stata una delle voci più potenti e limpide della letteratura del secolo scorso. Il suo mito è stato coronato di recente anche dal film “Sylvia” (2003), interpretato da una splendida Gwyneth Paltrow nel ruolo della poetessa.

Sylvia Plath nasce il 27 ottobre 1932 a Jamaica Plain, un sobborgo di Boston. Il padre Otto Emil Plath, figlio di genitori tedeschi, si trasferì in America a sedici anni per diventare in seguito uno stimato entomologo; la madre, Aurelia Schober, apparteneva ad una famiglia austriaca emigrata nel Massachusetts, abituata in casa a parlare solo tedesco.

La carriera scolastica di Sylvia è assolutamente brillante e grazie ai suoi scritti, consegue molti premi. Uno di questi la conduce a New-York ospite di un’importante rivista del tempo. La frenetica metropoli però ha su di lei effetti devastanti e mina il suo già fragile equilibrio psichico. Non è difficile trovare nella sensibilità della poetessa gli effetti negativi dell’impatto con la mondanità newyorkese: in quelle frequentazioni avvertiva il peso dell’ipocrisia della middle-class americana, spesso adagiata su di un facile atteggiamento progressista, e il rientro a casa era sempre accompagnato da gravi crisi. In quegli anni già si parla per Sylvia di cure psichiatriche, primi ricoveri in manicomio, tentati suicidi e elettroshock.

La psicoterapia e gli elettroshock le consentono comunque di abbandonare presto la clinica e la sua vita riprende con l’Università, i corsi di poesia, la tesi di laurea su Dostoevskij e l’amore per il poeta inglese Ted Hughes, che sposa dopo qualche tempo. Per Sylvia Plath, educata ai valori della società americana, il successo è fondamentale e la nuova condizione di moglie è un ricatto continuo alla sua attività di scrittrice.

Inizialmente riesce a svolgere in modo perfetto le mansioni di casalinga e di moglie, senza che questo influisca sulla sua creatività, ma in seguito, con la nascita dei figli la sua vita comincia a trascinarsi su un binario monotono. La maternità, da gesto creativo, diventa fonte di frustrazione e causa di depressione a cui si aggiungono i tradimenti del marito Ted.

Sylvia ha la forza di separarsi, portando con sé i figli, ma cominciano anche le ristrettezze economiche. E’ proprio in questo periodo che esplode la sua attività letteraria: nel 1960 pubblica “The Colossus”, presentazione immediata del suo stile personale ed elaborato ma anche testimonianza del suo crollo psichico. Scrive poi il romanzo “La campana di vetro”, pubblicato nel 1963 con lo pseudonimo di Victoria Lewis, testimonianza del disperato bisogno di affermazione di una donna lacerata dal conflitto irrisolto tra le aspirazioni personali ed il ruolo impostole dalla società.

L’11 febbraio 1963 è passato solo un mese dalla pubblicazione del romanzo quando Sylvia prepara fette di pane imburrato per i figli, mette al sicuro i piccoli, sigilla porte e finestre con del nastro adesivo, scrive l’ultima poesia “Orlo”, apre il gas, infila la testa nel forno e si toglie la vita.

Torturata dalla sua ansia di vivere e di esprimersi, che contraddiceva il ruolo tradizionale di moglie e madre, lacerata dal conflitto dall’essere per sé e l’essere per gli altri, la trentenne Sylvia Plath lascia un’infinità di poesie violente e disperate, ed un unico elemento di disordine nella cucina del suo appartamento: il suo corpo senza vita.

Diventata con gli anni un caso letterario, molte raccolte postume si sono succedute sugli scaffali delle librerie: “Attraversando l’acqua”, “Alberi invernali” e soprattutto i celebri “Diari”, pubblicati nel 1971 e curati dall’ex marito Ted Hughes.

Fonte: biografieonline.it

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Pensare con la propria testa … Fiabe cinesi e orientali …   Leave a comment

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Il cavallo e il fiume 

Un cavallino viveva nella stalla con la madre e non era mai uscito di casa, né si era mai allontanato dal suo fianco protettivo.
Un giorno la madre gli disse: “E’ ora che tu esca e che impari a fare piccole commissioni per me. Porta questo sacchetto di grano al mulino!”
Con il sacco sulla groppa, contento di rendersi utile, il puledro si mise a galoppare verso il mulino.
Ma dopo un po’ incontrò sul suo cammino un fiume gonfio d’acqua che fluiva gorgogliando.
“Che cosa devo fare? Potrò attraversare?”
Si fermò incerto sulla riva.
Non sapeva a chi chiedere consiglio.
Si guardò intorno e vide un vecchio bue che brucava lì accanto.
Il cavallino si avvicinò e gli chiese:
“Zio, posso attraversare il fiume?”
“Certo, l’acqua non è profonda, mi arriva appena a ginocchio, vai tranquillo”.
Il cavallino si mise a galoppare verso il fiume, ma quando stava proprio sulla riva in procinto di attraversare, uno scoiattolo gli si avvicinò saltellando e gli disse tutto agitato: “Non passare, non passare! È pericoloso, rischi di annegare!”
“Ma il fiume è così profondo?” Chiese il cavallino confuso.
“Certo, un amico ieri è annegato” raccontò lo scoiattolo con voce mesta.
Il cavallino non sapeva più a chi credere e decise di tornare a casa per chiedere consiglio alla madre.
“Sono tornato perché l’acqua è molto profonda” disse imbarazzato “non posso attraversare il fiume”.
“Sei sicuro? Io penso invece che l’acqua sia poco profonda “replicò la madre.
“E’ quello che mi ha detto il vecchio bue, ma lo scoiattolo insiste nel dire che il fiume è pericoloso e che ieri è annegato un suo amico”.
“Allora l’acqua è profonda o poco profonda? Prova a pensarci con la tua testa”.
“Veramente non ci ho pensato”.
“Figlio mio, non devi ascoltare i consigli senza riflettere con la tua testa. Puoi arrivarci da solo. Il bue è grande e grosso e pensa naturalmente che il fiume sia poco profondo, mentre lo scoiattolo è così piccolo che può annegare anche in una pozzanghera e pensa che sia molto profondo”.
Dopo aver ascoltato le parole della madre, il cavallino si mise a galoppare verso il fiume sicuro di sé.
Quando lo scoiattolo lo vide con le zampe ormai dentro il fiume gli gridò:
“Allora hai deciso di annegare?”
“Voglio provare ad attraversare”.
E il cavallino scoprì che l’acqua del fiume non era né poco profonda come aveva detto il bue, né troppo profonda come aveva detto lo scoiattolo.

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