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Konstantin Sergeyevich Stanislavskij
“Per coloro che non sono capaci di credere, ci sono i riti; per coloro che non sono capaci di ispirare rispetto da sé, c’è l’etichetta; per coloro che non sanno vestirsi, c’è la moda; per coloro che non sanno creare, ci sono le convenzioni e i cliché. Ecco perché i burocrati amano i cerimoniali, i preti i riti, i piccoli borghesi le convenzioni sociali, i bellimbusti la moda, e gli attori le convenzioni teatrali, gli stereotipi e un intero rituale di azioni sceniche.”
“Noi protestammo contro la vecchia tecnica della recitazione, contro il falso patos, la declamazione, contro gli eccessi personali degli attori, contro la cattiva consuetudine della messa in scena, contro il criterio del primo attore che nuoceva al complesso, contro tutta la corruzione degli spettacoli, contro il repertorio scadente dei teatri d’allora. Nella nostra rivoluzione, in nome di un rinnovamento del teatro, noi dichiarammo guerra ad ogni convenzionalismo”. Così scrive Stanislavskij ricordando la fondazione del Teatro d’Arte di Mosca nel 1897
“Il mio scopo non è insegnarvi a recitare, il mio scopo è aiutarvi a creare un uomo vivo da voi stessi. Il materiale per crearlo dovete prenderlo da voi stessi, dalle vostre memorie emotive, dalle esperienze da voi vissute nella realtà, dai vostri desideri e impulsi, da elementi interni analoghi alle emozioni, ai desideri e ai vari elementi del personaggio che impersonate”.
“Il testo verbale di un’opera drammatica, tanto più è geniale, tanto più appare l’espressione di sentimenti e pensieri dello scrittore e degli eroi del suo dramma. Sotto ogni parola del testo si nasconde un sentimento ed un pensiero che l’hanno originata e la giustificano. Le parole in sé sono vuote come noci senza gheriglio, sono concetti senza contenuto, inutili anzi nocivi”.
“Il Sistema non è un manuale di consultazione, è tutta una cultura, sulla quale bisogna crescere e formarsi per anni. Non serve sgobbare, bisogna assimilarla, in modo che entri nella carne e nel sangue, che diventi una seconda natura.”
Ad un’attrice che gli chiese chiarimenti sul personaggio di Ofelia, Stanislavskij rispose “Non è ancora giunto il momento di parlare di ciò che è Ofelia. Mostri prima quel che lei stessa è in quella parte, e allora le si dirà quel che deve essere la sua Ofelia”. Ciò che il regista voleva intendere era che l’attrice in questione non doveva “fare come se fosse Ofelia” ma si sarebbe dovuta domandare “se io fossi nelle condizioni di Ofelia, cosa farei?”. Il che è completamente diverso.
“Imparate ad amare l’arte in voi stessi, e non voi stessi nell’arte.”
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Actor’s Studio di New York
Uno dei più grandi, se non il più grande, assieme a quel Jerzi Grotowsky indimenticato… Grazie infinite per averne voluto ricordare il suo essere un vero rivoluzionario nel campo del teatro e dell’arte in generale……
Un bacio di glicini…
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Lo dici a me? Il teatro è la mia vita … il suo metodo è stato fondamentale nella mia preparazione … A proposito di glicine, ne ho un pergolato intero in giardino … un bacio anche a te … 🙄
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Se attrice?… In una vita precedente ero sempre a teatro…
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Non posso svelartelo … ma quante vite hai avuto? 😉
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Non posso svelartelo,ma sono senz’altro parecchie…
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Anche le mie … ma, come vedi, devo restare in incognito … 😎 😆
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Non c’è nessun problema amica mia carissima:lasciamo che siano le parole scritte a dire di noi.Gli accenti,le pause,le tonalità,le inflessioni,le scelte degli argomenti,l’afflato e l’empatia dell’interagire,dicono molto di più di qualsiasi altro discorso si possa, anche e solo, intavolare sulla base di verità comunque fittizie.Perchè spesso non ci dicono veramente di noi e delle nostre passioni…
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🙂
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interessante, va ricordato sì…bel post marianne
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Come ho detto a W, non potrei mai dimenticarlo, è stato fondamentale per me … se non ti scavi dentro, non puoi dare nulla in palcoscenico … 🙂
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