Archivio per 6 giugno 2015

Rapporto Sofi 2015, Africa ancora affamata   6 comments

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La settimana scorsa è stato pubblicato il rapporto sulla situazione dell’insicurezza alimentare nel mondo, redatto dalle tre agenzie dell’Onu che si occupano di alimentazione e agricoltura. 795 milioni le persone che soffrono ancora la fame, ma il dato è in calo rispetto al 2014. Nell’Africa subsahariana un quarto della popolazione è in queste condizioni. Lontani gli Obiettivi del Millennio.

Lo Stato dell’insicurezza alimentare nel mondo 2015, disegna ancora una volta un quadro di luci ed ombre sulla fame, mettendo in evidenza non solo la persistenza del problema ma anche la sua diseguale diffusione. Preparato dai tre organismi Onu che si occupano di agricoltura e alimentazione, Fao, Ifad (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo) e Wfp/Pam (Programma alimentare mondiale), il Rapporto quest’anno è stato anticipato in coincidenza con i temi dell’Expo di Milano e con la conclusione del periodo di osservazione degli Obiettivi del Millennio.

Sono 795 milioni le persone che soffrono ancora la fame (erano 805 milioni secondo il Rapporto 2014), con una diminuzione di 167 milioni nell’ultimo decennio. Su 129 paesi in via di sviluppo monitorati, poco più della metà, 72 paesi, hanno raggiunto dal 2000 ad oggi l’obbiettivo di ridurre della metà il numero delle persone che soffrono la fame. Del resto dei 795 milioni, 780 vivono nei paesi in via di sviluppo. Una persona su 9 è ancora colpita dalla fame, malgrado la sua incidenza sia globalmente diminuita.

Se alcuni paesi o regioni, come l’India, la Cina, l’America latina, hanno fatto progressi considerevoli, altri invece come quelli dell’Africa subsahariana restano ancora lontani dagli Obiettivi del Millennio: un quarto   della popolazione (23,2%) soffre infatti la fame. La regione più colpita è l’Africa orientale con 124 milioni.

Nel suo complesso, in Africa il numero delle persone che soffrono la fame è in lento ma continuo aumento: 233 milioni oggi, contro i 182 milioni all’inizio degli anni ’90. Tenuto però conto della dinamica demografica, la percentuale delle persone colpite è in diminuzione.

Al suo interno peraltro sussistono differenze regionali, che dipendono da fattori come l’instabilità politica, la guerra e le catastrofi naturali che provocano a loro volta una crescita economica insufficiente ed aumentano la povertà, che rimane la prima causa della fame: l’impossibilità, cioè, di procurarsi i mezzi per alimentarsi a sufficienza.

Il Rapporto esamina anche l’incidenza dei rapporti commerciali internazionali e della tendenza a liberalizzare gli scambi, giungendo (timidamente) alla conclusione che in alcuni casi possono incidere negativamente sull’attività dei piccoli produttori e sullo stato dell’alimentazione della popolazione.

Da un obiettivo (mancato) ad un altro sembra per il momento la risposta più pragmatica degli organismi internazionali. Archiviati gli Obiettivi del Millennio ci si appresta a varare un Programma per lo sviluppo durevole per il dopo 2015, passando per il Partenariato per la fine della fame in Africa nel 2025, o l’iniziativa Fame zero nell’Africa occidentale, la regione africana dove i progressi sono stati più rapidi, e dove anche il numero complessivo delle persone colpite dalla fame è diminuito nell’ultimo quarto di secolo.

Il Rapporto 2015 pur elencando alcune scelte possibili, riconosce di non avere soluzioni miracolose e riflette così la presa di coscienza delle difficoltà di detti organismi, Onu in testa, a tradurre le proprie politiche in realtà.

di Luciano Ardesi
nigrizia.it
Lunedì 01 Giugno 2015

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Poesia del Congo e Costa d’Avorio   4 comments

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Le strade di Soweto

Henri Boukoulou

C’era un fanciullo vestito di nero
che si contava le costole
in fondo ad una camera chiusa
sulla dolcezza della sera.

C’era un cane grosso come la disperazione
che aveva perso una zampa
sognando i resti che avanzavano
da un pranzo ufficiale.

C’era un soldato dal portamento drammatico
che ingoiava le pallottole del suo fucile
per non vedere più ai suoi piedi
donne morire, col figlioletto in braccio.

C’era una prigione tutta bianca
con una cella tutta nera
dove uomini, dimentichi del loro nome,
erano rinchiusi e mai processati.

C’era una donna dallo sguardo spento
in attesa dei suoi undici figli
sulla strada del cimitero
dove non aveva potuto seppellirli.

C’era una voce bella come la vita
che cantava la libertà su di un’aria
che suonava come un incubo
nell’orecchio del condannato a morte.

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Pubblicato 6 giugno 2015 da mariannecraven in Poesia

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