Archivio per giugno 2015
“L’ultimo giorno di sole” 8 comments
Fonte: famigliacristiana.it
La fatica quotidiana … il dolore … 4 comments
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Scena da “Nemiche amiche” (Stepmom), film del 1998, diretto da Chris Colunbus, con Julia Roberts e Susan Sarandon
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Ogni mattina il mio stelo
di Alda Merini
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Ogni mattina il mio stelo
vorrebbe levarsi nel vento
soffiato ebrietudine di vita,
ma qualcosa lo tiene a terra,
una lunga pesante catena d’angoscia
che non si dissolve.
Allora mi alzo dal letto
e cerco un riquadro di vento
e trovo uno scacco di sole
entro il quale poggio i piedi nudi.
Di questa grazia segreta
dopo non avrò memoria
perché la malattia ha un senso
una dismisura, un passo,
anche la malattia è matrice di vita.
Ecco, sto qui in ginocchio
aspettando che un angelo mi sfiori
leggermente con grazia,
e intanto accarezzo i miei piedi pallidi
con le dita vogliose d’amore.
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TSIPRAS, QUESTO È UN UOMO, QUESTO È UN LEADER Leave a comment
Sono stata nominata … 1 comment
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I miei amici Vicki e Giovanni dei blogs
http://tramineraromatico.wordpress.com/
e http://vinvivendo.wordpress.com/
mi hanno nominato entrambi per lo stesso gioco
ICE CREAM – BOOK, il gioco dei Tag 
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Li ringrazio tantissimo, mi sento onorata per essere stata scelta, però chiedo scusa ad entrambi … infrango le regole del gioco. Finora sono stata a casa per qualche problemino di salute, ma domani riprendo il mio lavoro e il tempo, purtroppo, diventerà limitatissimo, sarò poco anche nel mio blog, con grande dispiacere, perché mi ero abituata a relazionarmi ogni giorno con i miei vecchi e nuovi amici. Cercherò di seguirvi tutti la sera, anche se a volte crollo per la stanchezza.
Sappiate, comunque, che adoro i libri
e il gelato, purché … entrambi senza zucchero!
Slurp! 
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Spero mi perdonerete, un bacione a tutti e due!
Marianne
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“Difendiamo i nostri granai” 3 comments
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Filastrocca dei tagliatori di sogni
di Bruno Tognolini
E voi tagliate
Togliete biblioteche
Per fare più patate
Potate tutti i fiori
Per far posto alle banche
Le torri dei guadagni
In queste terre stanche
State tirando giù i fari dei sogni
Ma è una pazzia
La vostra economia
Per essere salvata
Dev’essere un’economia sognata
E gli unici
Magici
Medici
Che dagli errori tragici
Ci tireranno fuori
Sono futuri economisti sognatori
Ma niente
Voi tagliate
Togliete a muso duro
I sogni sotto i piedi
E i piedi del futuro
Scritta per la manifestazione “Difendiamo i nostri granai”,
in difesa di biblioteche pubbliche, musei e siti archeologici della Sardegna, giugno 2012.
Pubblicata nel libro “Rime raminghe”, Salani Editore 2013
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Fotografia alla triennale 1 comment
Un messaggio di dignità al mondo. La scelta di Alexis Tsipras 1 comment
All’una di questa notte, Alexis Tsipras, ha diramato questo messaggio di cui presentiamo la traduzione in italiano circolante in rete.
E’ per noi la voce più alta e nobile sinora ascoltata in risposta alle folli richieste del Fondo Monetario Internazionale e le Isttuzioni europee. E vogliamo che tutti i nostri lettori ne comprendano il senso. Il senso della libertà e della democrazia. Che rinasce dalla Grecia.
La Redazione
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«Amici greci,
da sei mesi il governo greco combatte una battaglia in condizioni di soffocamento economico senza precedenti, per implementare il mandato che ci avete dato il 25 gennaio.
Il mandato che stavamo negoziando coi nostri partner chiedeva di mettere fine all’austerità e permettere alla prosperità ed alla giustizia sociale di tornare nel nostro paese.
Era un mandato per un accordo sostenibile che rispettasse la democrazia e le regoli comuni europee, per condurre all’uscita finale dalla crisi.
Durante questo periodo di…
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L’unico che ebbe il coraggio di dire no … Leave a comment
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L’isola dei nasi neri
di Gianni Rodari
da “Altre storie”
Nei miei viaggi intorno al globo, una volta capitai nell’isola di Neronia, dove, per legge, tutti i cittadini dovevano avere il naso nero. Ma nero: color del carbone, dell’inchiostro, dei pull-over antracite che usano adesso, della divisa degli arbitri nelle partite di calcio.
Sulle prime, girando per le strade di Neronia, capitale dell’isola di Neronia, pensai che fosse Carnevale: la gente aveva facce normali, di colore normale, chi con la pelle bianca, chi un po’ più abbronzata dal sole, chi rosea; ma in mezzo alla faccia tutti quanti portavano un naso che pareva uscito da una scatola di lucido per le scarpe.
Entrai in un’osteria e all’oste, che aveva naturalmente un naso più nero delle sue bottiglie, domandai allegramente:
– Non avete per caso un po’ di tintura verde?
– Signore, – mi disse, – se siete del paese, fareste bene a non scherzare; se siete forestiero accettate un mio consiglio: tingetevi subito il naso di nero oppure ripigliate la strada dalla quale siete venuto e allontanatevi senza guardarvi indietro.
– Sono un forestiero, – risposi. – Ma non me ne andrò. Anzi, questa faccenda dei nasi neri mi interessa moltissimo, e se non me la spiegherete, mi metterò sulla porta della vostra osteria per attirare l’attenzione delle guardie.
– Per carità, – esclamò l’oste, congiungendo le mani, – non fate una cosa simile, o mi toccherà di chiudere bottega. Dovete sapere che nell’isola di Neronia esiste una legge antichissima, la quale stabilisce che tutte le persone debbono avere il naso nero.
– E che cosa succede se uno, la mattina, non si ricorda di farsi il naso nero?
– Il meno che gli possa capitare è di essere arrestato e condannato a cento frustate sul naso. Naturalmente perde anche il posto di lavoro ed è ridotto a chiedere l’elemosina. Se poi è trovato una seconda volta senza naso nero, viene rinchiuso in prigione per il resto della vita, e ci rimane anche dopo morto, perché nella prigione c’è anche il cimitero.
– E voi tollerate tutto questo?
– Io faccio l’oste, caro signore: io bado agli affari miei. Ogni sera faccio i conti: tanto le spese, tanto il guadagno. Che cosa m’importa del colore del mio naso?
Lasciai l’oste al suo destino e ai suoi conti e me ne andai a spasso per l’isola, col mio naso color naso. La gente, dopo un primo rapido sguardo pieno di terrore, fingeva di non vedermi, oppure fingeva di esser in un altro posto, o addirittura fingeva che io non esistessi, e guardava attraverso il mio corpo come se fosse trasparente.
A mezzogiorno in punto una guardia mi arrestò.
– Cittadino, – mi disse severamente, – siete in contravvenzione. Seguitemi.
Una piccola folla si era raccolta attorno a noi. Proprio in quel momento cominciò a piovere.
In pochi istanti la pioggia fece colare la tintura dai nasi, che, non essendo mai stati esposti al sole, apparvero bianchi come usciti dal bucato.
– Anche voi siete in contravvenzione, – dissi io alla guardia. – Il vostro naso è più bianco del mio.
– E’ vero, – disse un ragazzetto che vendeva i giornali. – Anche la guardia ha il naso bianco. Tutti abbiamo il naso bianco.
– Per l’amore del cielo, – cominciò a pregare la guardia, – io ho famiglia, ho cinque figli da mantenere. Non fatemi perdere il posto. Seguitemi.
– Seguite me, invece, – gridai alla folla.
– Andiamo davanti al palazzo del Re a mostrare i nostri nasi bianchi.
– Andiamo, – gridò il ragazzetto, gridarono altri con lui, gridò tutta la folla.
– Basta coi nasi neri! – gridò qualcuno.
Fu così che cominciò la rivoluzione di Neronia: in poche ore le strade furono gremite di gente col naso bianco, il Re e i suoi ministri scapparono, l’oste giurò che sempre, quando andava in cantina a mettere il vino nei fiaschi, si era tolto la tintura dal naso, le guardie affittarono i bambini dei vicini per mostrare che avevano tanti figli da mantenere.
E io, ancora adesso, ho un dubbio: sarà stato merito della pioggia improvvisa, o sarà stato merito di quell’unico cittadino, forestiero per giunta, che ebbe il coraggio di mostrare il suo naso bianco anche prima, quando splendeva il sole?
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Poesia della Namibia 12 comments
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Risveglio
Alla donna africana
di Perpetue Kassy
Soweto!
i nostri figli innocenti sono caduti.
Sharpeville
guai a voi!
I nostri mariti emettono grida di dolore.
I messaggeri di pace piangono amaramente.
Le case sono abbandonate.
Mandela, dove sei?
Donne d’Africa!
Quando finiremo di tollerare
la furia delle Nazioni Armate?
I nostri cadaveri esalano fetore
le nostre strade grondano del loro sangue
Benjamin Moloise, Steve Biko sono morti.
Sono morti per te, Africa
allora donne d’Africa!
Svegliatevi!
Ecco qui coloro che dettano le loro leggi immonde
coloro che trascrivono ingiusti arresti
per tenere i poveri lontano dai giudizi
e derubarli dei loro diritti, per fare delle vedove la loro preda
e degli orfani il loro bottino.
Donne d’Africa!
Asciugate le lacrime
alzate la voce
l’aurora si risveglia
al di sopra dei grattacieli di Johannesburg
ascoltate il canto del gallo
il tamtam piange
il tamtam risuona, ascoltatelo!
Le lacrime sono là.

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Un buongiorno a testa in giù … 8 comments
I piedi
Bruno Tognolini
Salgono i piedi per la salita,
passo per passo finché è finita.
Scendono i piedi per la discesa,
giù verso il basso
che il passo non pesa.
Piedi leggeri, passi pesanti,
lungo i sentieri
che portano avanti.
Passi di marcia rivoluzionaria:
testa per terra, piedi per aria.
da “Rimelandia”
Il giardino delle filastrocche
Mondadori Newmedia
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