Archivio per giugno 2015

“L’ultimo giorno di sole”   8 comments

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«Giorgio mi tiene per mano da lassù»

di Eugenio Arcidiacono

Il 4 luglio l’attrice astigiana porta in scena “L’ultimo giorno di sole”, lo spettacolo scritto per lei con cui Faletti ha chiuso la sua carriera e la sua vita. «Lo sento qui accanto a me in ogni momento»

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Chiara Buratti sorride, mentre Giorgio Faletti è impegnato ai fornelli. «Quella foto è stata scattata nella sua casa all’isola d’Elba, dove lui mi aveva invitata per provare lo spettacolo», racconta l’attrice, cantante e conduttrice televisiva. «Ricordo che non ho praticamente visto il mare perché siamo rimasti quasi sempre chiusi a lavorare. La foto lo ritrae mentre tenta un esperimento: cucinare degli spaghetti con cacao e tè al bergamotto. L’esperimento riuscì perché erano buonissimi, ma lui, da perfezionista qual era, non ne era del tutto soddisfatto». Al sorriso suscitato dal tenero ricordo si uniscono gli occhi che a stento trattengono le lacrime. «Non riesco a parlare di lui senza emozionarmi».

Il 4 luglio di un anno fa ci lasciava Giorgio Faletti. Per ricordarlo, proprio quel giorno nella sua Asti, al Teatro Alfieri, debutterà “L’ultimo giorno di sole”, lo spettacolo che lo scrittore scrisse, come un abito su misura per la sua amica Buratti. «Anch’io vivo ad Asti, che è una città piccola, dove ci si conosce tutti. Era facile incontrare Giorgio al mattino al mercato, dove faceva la spesa. Una volta lo invitai a un mio spettacolo. Alla fine si presentò in camerino e mi disse: “Ma perché non ho mai scritto niente per te?”. “Che bello, allora scrivi!”, gli risposi io. “Ma io ho già tutto nella testa”, replicò. Ed era davvero così».

“L’ultimo giorno di sole”, già uscito in Cd, racconta, alternando canzoni e monologhi, l’ultimo giorno prima della fine del mondo di una donna che riflette sul suo passato. «Giorgio aveva una forte componente femminile nella sua personalità: la sensibilità, l’introspezione, la delicatezza facevano parte di lui. Ma a differenza di altri uomini non le nascondeva».

Non si tratta affatto di uno spettacolo triste, perché Faletti «era un artista che giocava molto con i contrasti: corteggiava la malinconia per arrivare alla risata e nella morte vedeva la vita». La canzone “L’ultimo giorno di sole”, in particolare, si chiude con questi versi: “Si nasce, si cresce, si riesce, si giura, si nega. E infine impauriti per quello che è stato si prega”.

«Giorgio aveva già affrontato questi temi nella canzone “L’assurdo mestiere” che presentò a Sanremo nel 1995», spiega l’attrice. «Era una chiacchierata con Dio in cui si rivolgeva a Lui così: “Mentre decidi se sono buono o son cattivo, fa che la morte mi trovi vivo”. Aveva un rapporto molto particolare con Dio, cercava di ridurre le distanze, di sentirlo come un amico».

Fa effetto sentire queste parole sapendo ciò che è successo dopo che furono scritte. «Giorgio mi consegnò il testo la vigilia di Natale del 2013 e tre settimane dopo scoprì di avere un tumore. Io non credo che sia stato un caso. Tanto più che questa serenità verso la morte lui l’ha mantenuta davvero nei mesi successivi. Andò a curarsi negli Stati Uniti accompagnato da Roberta, sua moglie. Io li raggiunsi per qualche giorno in aprile. Mi portavano in giro per Los Angeles. Ogni tanto io e Roberta ci mettevamo a chiacchierare e lui, che arrancava un po’, ci richiamava: “Scusate, potete aspettarmi? Io avrei anche un tumore…”».

Faletti ha continuato a lavorare allo spettacolo fino alla fine: «L’ho visto l’ultima volta quando decise di tornare in Italia. In quel periodo stavo incidendo le canzoni a Milano. Lui non riusciva quasi più a muoversi però mi telefonava e mi diceva: “Domani vengo lì per vedere come va”».

Lo spettacolo si conclude con “Confessioni di un pianoforte”, in cui alla fine possiamo sentire per l’ultima volta Faletti cantare: «Ho suonato inseguendo l’estate e sfuggendo l’autunno e il suo vento. Come fosse il silenzio parola ed il suono un commento. Come fosse la musica un sogno e io il suo strumento».

«Credo che la musica sia stata il suo amore più grande», aggiunge la Buratti. «Non l’ho mai visto scrivere romanzi, ma solo comporre canzoni. Gli piaceva di più la musica forse perché era l’attività per cui era meno noto e lui amava tantissimo le sfide».

Per questo spettacolo Faletti avrebbe dovuto curare la regia. Chiediamo all’attrice se il 4 luglio gli sembrerà di vederlo seduto da qualche parte. «Io sento Giorgio sempre accanto a me. Stamattina stavo lavorando con Fausto Brizzi, mentre il computer diffondeva le canzoni. A un certo punto, senza una spiegazione, continuava a partire “L’ultimo giorno di sole”. Come un flash, mi è subito tornata alla mente una cosa che mi aveva raccontato Giorgio. Mentre componeva “Compagna di viaggio”, una canzone che ha inciso Mina, si bloccava sempre su un accordo. Mi disse: “Quando capita così, vuol dire che c’è qualcosa che non va”. Credo che stamattina Giorgio abbia voluto farmi sapere che anche da lassù lui mi segue e mi tiene per mano».

Fonte: famigliacristiana.it
Martedì 30 Giugno 2015 
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La fatica quotidiana … il dolore …   4 comments

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Scena da “Nemiche amiche” (Stepmom), film del 1998, diretto da Chris Colunbus, con Julia Roberts e Susan Sarandon
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Ogni mattina il mio stelo 

di Alda Merini
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 Ogni mattina il mio stelo

vorrebbe levarsi nel vento

soffiato ebrietudine di vita,

ma qualcosa lo tiene a terra,

una lunga pesante catena d’angoscia

che non si dissolve.

Allora mi alzo dal letto

e cerco un riquadro di vento

e trovo uno scacco di sole

entro il quale poggio i piedi nudi.

Di questa grazia segreta

dopo non avrò memoria

perché la malattia ha un senso

una dismisura, un passo,

anche la malattia è matrice di vita.

Ecco, sto qui in ginocchio

aspettando che un angelo mi sfiori

leggermente con grazia,

e intanto accarezzo i miei piedi pallidi

con le dita vogliose d’amore.

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Pubblicato 30 giugno 2015 da mariannecraven in Poesia

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TSIPRAS, QUESTO È UN UOMO, QUESTO È UN LEADER   Leave a comment

Pubblicato 29 giugno 2015 da mariannecraven in Politica, Società

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Sono stata nominata …   1 comment

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I miei amici Vicki e Giovanni dei blogs

http://tramineraromatico.wordpress.com/

http://vinvivendo.wordpress.com/

mi hanno nominato entrambi per lo stesso gioco

       ICE CREAM – BOOK, il gioco dei Tag      

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Li ringrazio tantissimo, mi sento onorata per essere stata scelta, però chiedo scusa ad entrambi … infrango le regole del gioco. Finora sono stata a casa per qualche problemino di salute, ma domani riprendo il mio lavoro e il tempo, purtroppo, diventerà limitatissimo, sarò poco anche nel mio blog, con grande dispiacere, perché mi ero abituata a relazionarmi ogni giorno con i miei vecchi e nuovi amici. Cercherò di seguirvi tutti la sera, anche se a volte crollo per la stanchezza.

Sappiate, comunque, che adoro i libri
e il gelato, purché … entrambi senza zucchero!
Slurp!      

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Spero mi perdonerete, un bacione a tutti e due!

Marianne

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Pubblicato 28 giugno 2015 da mariannecraven in Giochi e Passatempi

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“Difendiamo i nostri granai”   3 comments

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Filastrocca dei tagliatori di sogni

di Bruno Tognolini

E voi tagliate
Togliete biblioteche
Per fare più patate
Potate tutti i fiori
Per far posto alle banche
Le torri dei guadagni
In queste terre stanche
State tirando giù i fari dei sogni

Ma è una pazzia
La vostra economia
Per essere salvata
Dev’essere un’economia sognata
E gli unici
Magici
Medici
Che dagli errori tragici
Ci tireranno fuori
Sono futuri economisti sognatori

Ma niente
Voi tagliate
Togliete a muso duro
I sogni sotto i piedi
E i piedi del futuro

Scritta per la manifestazione “Difendiamo i nostri granai”,
in difesa di biblioteche pubbliche, musei e siti archeologici della Sardegna, giugno 2012.
Pubblicata nel libro “Rime raminghe”, Salani Editore 2013
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Fotografia alla triennale   1 comment

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Deo Gratias

di Andrea Pertegato

Il 24 luglio si inaugura alla Triennale di Milano la mostra fotografica “Deo Gratias” riguardante progetti sostenuti da Coop Lombardia in collaborazione con associazioni della società civile, di donne in particolare, in Burkina Faso nell’ambito agricolo, dell’artigianato e dell’alfabetizzazione.

Deo Gratias è un lavoro fotografico che racconta i progetti di cooperazione di una piccola associazione, Donne per le Donne, che da molti anni opera in Burkina Faso.

L’associazione è sostenuta da Coop Lombardia che da sempre dimostra attenzione verso tematiche sociali e ambientali, selezionando i prodotti, soprattutto quelli a marchio, da distribuire all’interno della propria rete di vendita. «In particolare, attraverso gli articoli Solidal sosteniamo il commercio di piccole produzioni realizzate nei paesi in via di sviluppo – ci spiega il direttore delle politiche sociali Alfredo De Bellis – il che significa aiutare concretamente le comunità. In Africa tutto nasce per caso nel 1990 grazie a un incontro fortunato tra uno studente burkinabè, la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano e la nostra cooperativa. Il primo progetto è di agro-ecologia e il motto è produrre senza distruggere. Bisognava trovare il modo di contrastare l’avanzamento del deserto e far dialogare due culture diverse, perfezionando la tecnica, ma tenendo ben presente quelle che erano le conoscenze, le idee e i metodi di lavoro tradizionali. E da allora, in collaborazione con i gruppi di villaggio, raggruppamenti pre-cooperativi con finalità di sostegno alle attività locali, sono stati avviati moltissimi progetti che dall’agricoltura si sono estesi anche ad altri ambiti e che coinvolgono soprattutto le donne. È, infatti, proprio intorno a loro che ruota l’economia familiare e il progetto fotografico di Silvia Amodio».

«Orgoglio e determinazione ci hanno accomunato in questo percorso fatto di piccoli passi e di piccole somme, ma di tanto reciproco rispetto e voglia di condivisione –  spiega Daniela Faiferri, presidente dell’associazione – . Questa, infatti, è stata la sostanza del nostro rapporto: conoscere, cercare di capire, valutare insieme quali potevano essere le esigenze dei gruppi femminili dei villaggi da sostenere. Siamo partiti con l’acquisto di carriole e di biciclette per trasportare l’acqua e la merce al mercato, poi abbiamo introdotto il sostegno all’alfabetizzazione per i bambini dei villaggi, affinché la scuola fosse accessibile a tutti. Abbiamo anche organizzato corsi di formazione per avviare piccole attività artigianali che permettono alle donne di avere un’autonomia finanziaria, modesta, ma comunque significativa per il loro percorso di emancipazione. E per evitare il disagio di non riuscire a capire se il prezzo a cui stanno vendendo i loro prodotti artigianali è giusto, sono stati attivati corsi di alfabetizzazione per donne adulte». Ricordiamo, infatti, che il Burkina Faso è il terzo paese più povero al mondo e quello con il più alto tasso di analfabetismo, con un’aspettativa di vita che non supera i 50 anni. Eppure qui si respira aria di cultura e di tradizioni, il paese accoglie un importante festival internazionale del cinema, compagnie teatrali e importanti eventi musicali, oltre al Tour du Faso, la famosa gara di ciclismo dove anche Coppi partecipò nel 1959 contraendo la malaria, a causa della quali morì. Un’eredità culturale lasciata da un leader carismatico Thomas Sankarà, al quale Nigrizia ha dedicato molta attenzione.

Il titolo della mostra Deo Gratias, che letteralmente nella lingua latina significa grazie a Dio è stato preso in prestito dal nome dello studio fotografico che Bruce Vanderpuije ha aperto in Ghana nel 1922. Quando va bene in Burkina si mangia una sola volta al giorno. Questa espressione riassume lo spirito delle persone che vivono in un paese così povero dove non resta che affidare il proprio destino al Signore.

Fonte: nigrizia.it
Martedì 23 Giugno 2015
                            
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Un messaggio di dignità al mondo. La scelta di Alexis Tsipras   1 comment

Essere Sinistra

All’una di questa notte, Alexis Tsipras, ha diramato questo messaggio di cui presentiamo la traduzione in italiano circolante in rete. 

E’ per noi la voce più alta e nobile sinora ascoltata in risposta alle folli richieste del Fondo Monetario Internazionale e le Isttuzioni europee. E vogliamo che tutti i nostri lettori ne comprendano il senso. Il senso della libertà e della democrazia. Che rinasce dalla Grecia.

La Redazione

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«Amici greci,
da sei mesi il governo greco combatte una battaglia in condizioni di soffocamento economico senza precedenti, per implementare il mandato che ci avete dato il 25 gennaio.
Il mandato che stavamo negoziando coi nostri partner chiedeva di mettere fine all’austerità e permettere alla prosperità ed alla giustizia sociale di tornare nel nostro paese.
Era un mandato per un accordo sostenibile che rispettasse la democrazia e le regoli comuni europee, per condurre all’uscita finale dalla crisi.

Durante questo periodo di…

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L’unico che ebbe il coraggio di dire no …   Leave a comment

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L’isola dei nasi neri

di Gianni Rodari
da “Altre storie”

Nei miei viaggi intorno al globo, una volta capitai nell’isola di Neronia, dove, per legge, tutti i cittadini dovevano avere il naso nero. Ma nero: color del carbone, dell’inchiostro, dei pull-over antracite che usano adesso, della divisa degli arbitri nelle partite di calcio.
Sulle prime, girando per le strade di Neronia, capitale dell’isola di Neronia, pensai che fosse Carnevale: la gente aveva facce normali, di colore normale, chi con la pelle bianca, chi un po’ più abbronzata dal sole, chi rosea; ma in mezzo alla faccia tutti quanti portavano un naso che pareva uscito da una scatola di lucido per le scarpe.
Entrai in un’osteria e all’oste, che aveva naturalmente un naso più nero delle sue bottiglie, domandai allegramente:
– Non avete per caso un po’ di tintura verde?
– Signore, – mi disse, – se siete del paese, fareste bene a non scherzare; se siete forestiero accettate un mio consiglio: tingetevi subito il naso di nero oppure ripigliate la strada dalla quale siete venuto e allontanatevi senza guardarvi indietro.
– Sono un forestiero, – risposi. – Ma non me ne andrò. Anzi, questa faccenda dei nasi neri mi interessa moltissimo, e se non me la spiegherete, mi metterò sulla porta della vostra osteria per attirare l’attenzione delle guardie.
– Per carità, – esclamò l’oste, congiungendo le mani, – non fate una cosa simile, o mi toccherà di chiudere bottega. Dovete sapere che nell’isola di Neronia esiste una legge antichissima, la quale stabilisce che tutte le persone debbono avere il naso nero.
– E che cosa succede se uno, la mattina, non si ricorda di farsi il naso nero?
– Il meno che gli possa capitare è di essere arrestato e condannato a cento frustate sul naso. Naturalmente perde anche il posto di lavoro ed è ridotto a chiedere l’elemosina. Se poi è trovato una seconda volta senza naso nero, viene rinchiuso in prigione per il resto della vita, e ci rimane anche dopo morto, perché nella prigione c’è anche il cimitero.
– E voi tollerate tutto questo?
– Io faccio l’oste, caro signore: io bado agli affari miei. Ogni sera faccio i conti: tanto le spese, tanto il guadagno. Che cosa m’importa del colore del mio naso?
Lasciai l’oste al suo destino e ai suoi conti e me ne andai a spasso per l’isola, col mio naso color naso. La gente, dopo un primo rapido sguardo pieno di terrore, fingeva di non vedermi, oppure fingeva di esser in un altro posto, o addirittura fingeva che io non esistessi, e guardava attraverso il mio corpo come se fosse trasparente.
A mezzogiorno in punto una guardia mi arrestò.
– Cittadino, – mi disse severamente, – siete in contravvenzione. Seguitemi.
Una piccola folla si era raccolta attorno a noi. Proprio in quel momento cominciò a piovere.
In pochi istanti la pioggia fece colare la tintura dai nasi, che, non essendo mai stati esposti al sole, apparvero bianchi come usciti dal bucato.
– Anche voi siete in contravvenzione, – dissi io alla guardia. – Il vostro naso è più bianco del mio.
– E’ vero, – disse un ragazzetto che vendeva i giornali. – Anche la guardia ha il naso bianco. Tutti abbiamo il naso bianco.
– Per l’amore del cielo, – cominciò a pregare la guardia, – io ho famiglia, ho cinque figli da mantenere. Non fatemi perdere il posto. Seguitemi.
– Seguite me, invece, – gridai alla folla.
– Andiamo davanti al palazzo del Re a mostrare i nostri nasi bianchi.
– Andiamo, – gridò il ragazzetto, gridarono altri con lui, gridò tutta la folla.
– Basta coi nasi neri! – gridò qualcuno.
Fu così che cominciò la rivoluzione di Neronia: in poche ore le strade furono gremite di gente col naso bianco, il Re e i suoi ministri scapparono, l’oste giurò che sempre, quando andava in cantina a mettere il vino nei fiaschi, si era tolto la tintura dal naso, le guardie affittarono i bambini dei vicini per mostrare che avevano tanti figli da mantenere.
E io, ancora adesso, ho un dubbio: sarà stato merito della pioggia improvvisa, o sarà stato merito di quell’unico cittadino, forestiero per giunta, che ebbe il coraggio di mostrare il suo naso bianco anche prima, quando splendeva il sole?

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Poesia della Namibia   12 comments

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Risveglio
Alla donna africana

di Perpetue Kassy

Soweto!
i nostri figli innocenti sono caduti.
Sharpeville
guai a voi!
I nostri mariti emettono grida di dolore.
I messaggeri di pace piangono amaramente.
Le case sono abbandonate.
Mandela, dove sei?

Donne d’Africa!
Quando finiremo di tollerare
la furia delle Nazioni Armate?
I nostri cadaveri esalano fetore
le nostre strade grondano del loro sangue
Benjamin Moloise, Steve Biko sono morti.
Sono morti per te, Africa
allora donne d’Africa!
Svegliatevi!
Ecco qui coloro che dettano le loro leggi immonde
coloro che trascrivono ingiusti arresti
per tenere i poveri lontano dai giudizi
e derubarli dei loro diritti, per fare delle vedove la loro preda
e degli orfani il loro bottino.

Donne d’Africa!
Asciugate le lacrime
alzate la voce
l’aurora si risveglia
al di sopra dei grattacieli di Johannesburg
ascoltate il canto del gallo
il tamtam piange
il tamtam risuona, ascoltatelo!
Le lacrime sono là.

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Pubblicato 27 giugno 2015 da mariannecraven in Poesia

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Un buongiorno a testa in giù …   8 comments

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I piedi

Bruno Tognolini

Salgono i piedi per la salita,
passo per passo finché è finita.
Scendono i piedi per la discesa,
giù verso il basso
che il passo non pesa.
Piedi leggeri, passi pesanti,
lungo i sentieri
che portano avanti.
Passi di marcia rivoluzionaria:
testa per terra, piedi per aria.

da “Rimelandia”
Il giardino delle filastrocche
Mondadori Newmedia
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Pubblicato 27 giugno 2015 da mariannecraven in Filastrocche, Poesia

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